Tavolo su nuove forme della politica

TAVOLO 4 Domanda: come riformulare in senso partecipativo la politica tradizionale basata sulla delega come gestione del potere; come restituire senso alla politica partendo dal basso e attraverso nuove forme di partecipazione, confronto, condivisione e co-decisione.

Sintesi del lavoro del tavolo, svoltosi in tre sessioni di 50 minuti con rotazione dei partecipanti, (ca. 35 persone) per raggruppamento omogeneo delle analisi, contributi e proposte. Nelle tre sessioni del tavolo l’attenzione si è focalizzata fondamentalmente due piani: quello della possibilità della composizione delle lotte, delle buone pratiche e della cosiddetta sinistra diffusa, e quello di come riportare interesse e credibilità ad un agire politico che possa coinvolgere attivamente la cittadinanza.

Facilitatore tematico e rapporteur: Antonella Leto

Facilitatore del dialogo: Simone Lorenzoni

 

ANALISI

 

In linea di massima è stato unanimemente riconosciuto il fallimento del modo tradizionale di fare politica, in particolare nell’area genericamente definibile come sinistra. Le diverse aggregazioni, scomposizioni, ricomposizioni e poi scissioni che hanno caratterizzato la nostra storia più o meno recente hanno lasciato ferite e cicatrici non ancora rimarginate. Si è creata una spaccatura reale fra persone ed istituzioni che sfocia nell’astensionismo e nel disinteresse, per dirigersi poi verso una vera e propria avversione verso tutto quanto è definito “politica”.

L’ inquinamento malavitoso delle istituzioni e la compromissione del sistema politico con quello economico e finanziario sono parte integrante del problema. I cittadini sono stati progressivamente deprivati degli strumenti democratici della gestione del “potere” politico (vedi referendum e loro attuazione e scarsa e spesso incoerente rappresentatività della rappresentanza).

È stato osservato come accentrare il potere corrisponda ad allontanare i cittadini dalla partecipazione alla vita democratica; in questo senso è stato definito come un errore tragico non aver saputo recepire e mettere a frutto i contenuti e le pratiche orizzontali del movimento femminista, a partire dalla capacità di utilizzare il confronto e la composizione senza utilizzare il meccanismo del voto che inevitabilmente crea maggioranze e minoranze. Altro elemento di forte criticità nell’allontanamento dei cittadini dalla politica è stato individuato nel ruolo dell’informazione, ormai quasi totalmente orientata ed al servizio delle lobby di potere politico ed economico. Mancano ormai luoghi fisici di incontro e confronto. La crisi economica ed istituzionale è utilizzata per imporre politiche antidemocratiche che eludono i veri problemi e le possibili soluzioni.

 

È stato espresso un No alle ideologie ed un No al potere finalizzato alla gestione degli interessi economici. È stata inoltre manifestata l’avversione alla costruzione di nuovi contenitori politici, e riconosciuta la necessità di avviare processi e percorsi comuni a partire dalle lotte e dalle buone pratiche che in maniera parcellizzata attraversano tutto il paese. È stato osservato che manca, da parte della classe politica l’attenzione ed il rispetto verso le buone pratiche già diffuse sui diversi temi e contesti a livello territoriale, e sulle diverse lotte che prefigurano una volontà diffusa, anche se non ancora aggregata, verso un radicale cambio di rotta.

 

CONTRIBUTI E PROPOSTE

 

Al tavolo ci si è interrogati su quale orizzonte comune si possa costruire e su quali basi. È stato osservato che invertire l’ordine delle cose non basta. Non è sufficiente passare dal verticismo all’orizzontalità ma bisogna ricercare l’unità sulle cose concrete; partire dai temi e dalle lotte considerate più urgenti e condivise, e dalla promozione di queste per suscitare un conflitto positivo, cioè non soltanto basato sulla contrapposizione all’esistente ma anche sull’elaborazione e promozione di proposte per il cambiamento attraverso una partecipazione diffusa, e trovando sinergie tra realtà diverse ma affini e contigue.

 

Per questo è dunque necessario uscire dal leaderismo, dall’individualismo e dal narcisismo, ma al contrario favorire l’orizzontalità e la costruzione di un NOI in contrapposizione all’IO.

Ci si è interrogati sulla necessità e sulla modalità per restituire ai cittadini passione per la vita politica, alla quale si deve restituire senso etico e di servizio alle comunità lavorando per ricostruire un nuovo senso civico ed un protagonismo delle persone, un interesse che possa far comprendere che se i cittadini non si occupano della politica, la politica si occuperà di loro; quindi perché “conviene” occuparsi di politica per non restarne vittime; concetto sintetizzato dall’espressione “il cittadino politico”. Gli eventi drammatici che attraversano il nostro tempo, ( ad esempio dai mutamenti climatici causa di crisi idriche e dissesto idrogeologico), possono divenire, se comunicate correttamente, delle opportunità per far aprire gli occhi ai cittadini sulle politiche in atto.

Da qui la necessità di riformare il linguaggio, ragionando sulla maniera di comunicare i contenuti in maniera semplice e concreta, senza scadere nei populismi e nella demagogia ma anche prendendo atto del fatto che i nostri contenuti devono divenire popolari, accessibili e desiderabili affinché si concretizzino in un cambiamento reale. È stato osservato che è necessario sdoganare le parole abusate e restituire senso e idealità nell’agire politico e sociale. È stata evidenziata la necessità di “ricostruire” gli interlocutori e di ricercare un piano di dialogo con le nuove generazioni anche per trasferire la memoria politica, raccontare la storia breve ormai sconosciuta, o occultata, attraverso l’incontro tra le generazioni diverse, trovando e moltiplicando in ogni territorio luoghi fisici di confronto, di scambio, di incontro/scontro per arrivare ad una sintesi comune. È stato osservato che stiamo sperimentando la transizione dalla leadership verticale a quella orizzontale e che in questa fase è utile il tentativo di Primalepersone di ricercare una connessione tra le lotte e tra i movimenti e di lavorare e sperimentare sul piano metodologico nuove forme dell’agire comune.

 

Sono stati fatti diversi richiami e proposte che riguardano le forme della politica, dalla proposta di rifondare i partiti in forma orizzontale, al richiamo alla democrazia ateniese che sceglieva i propri rappresentanti a rotazione per sorteggio impegnando così alla assunzione di responsabilità diffusa, all’immagine della ruota in cui ogni raggio concentrico di volta in volta diviene punto d’appoggio e sostiene tutti gli altri, alla proposta di riformare la costituzione spostando la sovranità dal popolo alle persone ed ipotizzando una confederazione delle comunità locali, alla possibilità di introdurre la revocabilità della delega collegandola ad eventuali garanti per vincolo di mandato.

 

Un altro mondo è possibile? La politica, è stato proposto, deve riformarsi attraverso l’assunzione di una responsabilità collettiva per il cambiamento (a partire dal cambiamento nel costruire lo stare insieme); “uniAMOci nelle lotte comuni”, è stato detto, introducendo l’idea che bisogna trovare modalità che rendano divertente l’agire politico, che gli spazi di confronto siano creativi, accoglienti, che si creino relazioni positive tra le persone, perché se c’è sintonia e amore per quello in cui si crede[,] e che si vuole fare insieme si possono reinventare nuove e più fertili forme di collaborazione. Per questo è necessario uscire “dall’ansia da prestazione” dall’angoscia di raggiungere un risultato o sciogliersi; la politica deve corrispondere ad una nuova educazione e cultura del fare politica di tipo processuale, introducendo il concetto di didattica politica, di amministratore politico, sperimentando nuovi linguaggi per rendere divertente la politica (fun theory).

 

Naturalmente la drammaticità della situazione italiana, europea e globale non è stata sottaciuta nella discussione, evidenziando la necessità di pensare e progettare il futuro ma presidiare con tutte le nostre forze quello che abbiamo, in termini di diritti sociali e civili e di democrazia, che oggi vengono pesantemente messi in discussione con l’obiettivo di cancellarli con un colpo di spugna. Allora diviene necessario fare uno sforzo comune per lavorare sulle mistificazioni dell’informazione che torcono il racconto della realtà, ed agiscono sulla “distrazione di massa” per raccontare una realtà fittizia ed ingannevole. Bisogna crescere nella comunicazione, costruire insieme un sistema di informazione collettiva ed alternativa che possa veicolare, rafforzare e mettere in relazione i contenuti reali delle lotte, delle buone pratiche, delle economie solidali che non sono residuali, come si vorrebbe far credere, ma che incarnano nel loro insieme il seme ed il lievito del cambiamento possibile.

È stato proposto di costruire una mappa dei conflitti, delle dinamiche e delle realtà che operano a livello territoriale, perché dalla reciproca conoscenza e dal mutuo sostegno si possono moltiplicare le sperimentazioni le micro-esperienze positive positive, si possono veicolare i diversi contenuti per costruire una controinformazione efficace.. Sono stati proposti incontri pubblici territoriali anche tematici e l’organizzazione comune alle diverse realtà di una “festa” della nuova politica capace di infondere entusiasmo ed amore per un nuovo mondo che insieme vogliamo costruire.

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