Sintetica introduzione alla metodologia del World Cafè

manuale disponibile on line

Il caffè è storicamente un luogo in cui si parla e si comunica. Il World Café è una metodologia che si ispira ai vecchi caffè, creando un ambiente di lavoro che ispiri i partecipanti e li inviti ad una discussione libera ed appassionata. La sua particolarità è quella di lasciare che le discussioni siano tendenzialmente autogestite dai partecipanti all’interno di un quadro comune, senza o con una forma molto light di facilitazione e  la guida di alcune domande di riferimento. 
L’idea alla base del World Cafè è tanto semplice quanto rivoluzionaria. E’ quella di lavorare per creare conversazioni importanti, capaci di cambiare le persone ed aprire prospettive di cambiamento non convenzionali.

Fare un World Cafè nei fatti significa organizzare consapevolmente delle conversazioni importanti. Per farlo bisogna lavorare sulle domande, avendo la capacità di formulare domande che invitino le persone a lavorare in modo positivo, indagando il significato profondo delle cose.



Le persone siedono attorno a piccoli tavoli circolari e discutono delle domande lanciate dal facilitatore dell’incontro. Come in ogni caffè possono scrivere e disegnare sulla tovaglia (di carta), bere e mangiar qualcosa durante l’incontro, ecc.

Com’è organizzato:

I metodi di facilitazione sono una proposta metodologica aperta non un protocollo di lavoro. Funzionano su un principio guida ma poi sono lasciati alla fantasia del facilitatore che è tanto più produttiva, quanto più è capace di connettersi con il gruppo di riferimento. Il facilitatore quanto più fa meno fa: struttura tempi, spazi e metodi e lascia la responsabilità al gruppo.

La seguente è una delle possibili formulazioni per un seminario breve:

  • Viene lanciato dal facilitatore l’argomento-domanda e come si è arrivati a formularla
  • Breve presentazioni dei partecipanti (in termini generali non uno a uno)
  • Descrizione della struttura della giornata e dei lavori
  • Ogni Tavolo rappresenta un argomento (delle sessioni previste): ad ogni tavolo rimane fisso un facilitatore mentre i partecipanti passano da un tavolo all’altro a ogni cambio di sessione . Quindi tutti potranno discutere  tutti gli argomenti.
  • Nella parte finale plenaria si riportano le conclusioni dei tavoli da parte dei facilitatori con aggiunte integrative e si traggono le conclusioni.
  • Si raccolgono eventuali proposte di come proseguire i lavori

I sette principi guida:

  1. Chiarire il contesto
  2. Creare un ambiente di lavoro piacevole
  3. Formulare domande importanti
  4. Incoraggiare il contributo di tutti
  5. Collegare i diversi punti di vista
  6. Ascoltare per coglier le intuizioni e riflessioni profonde (non ancora elaborate)
  7. Raccogliere e condividere i risultati

E’ importante:

  • Creare un titolo-domanda attraente (cioè: semplice e chiara, stimolante, energetica, invita all’approfondimento, evocativa e capace di aprire  nuove prospettive)
  • Piacevolezza spazio fisico
  • I tavoli hanno un facilitatore che controlla SOLO i tempi, avvia il discorso, scrive quanto emerso e quanto avviene in termini di collegamenti, scoperte, intuizioni,  e lo riassume nella sessione successiva e nella plenaria conclusiva.
  • Invitare alla curiosità reciproca più che all’usuale dover dire e affermare il proprio pensiero (che uscirà lo stesso ma in modo diverso). Invito costante all’ascolto da parte facilitatori (per imparare, per cambiare punto di vista, per aiutare, per collegare, per riflettere….)
  • Punto fondamentale: non interessa la critica ma il contributo di tutti evocato dalla curiosità reciproca in funzione del dare una risposta collettiva a una domanda ritenuta importante per tutti.

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