Nuove forma della politica
DALLA RAPPRESENTANZA POLITICA
ALL’AUTORAPPRESENTANZA DEL MONDO SOCIALE
Bologna 9 e 10 gennaio 2016
Incontro promosso da PrimalePersone per l’Assemblea permanete
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WORLD CAFÈ – pomeriggio di sabato 9 gennaio 2016
RELAZIONE DEL TAVOLO DI LAVORO N° 4/1
Come riformulare in senso partecipativo la politica tradizionale, basata sulla delega come gestione del
potere? Come restituire senso alla politica, partendo dal BASSO e attraverso NUOVE FORME di
partecipazione, confronto, condivisione e co-decisione?
Vincenzo Pellegrino – Facilitatore tematico
Laura Cima – Facilitatore di processo
Premessa: Il tavolo è stato molto partecipato con la presenza di circa 15 persone per ciascuna delle
tre sessioni svolte. Sono quindi complessivamente transitate al tavolo circa 45 – 50 persone.
Si riporta in forma sintetica e per punti quanto emerso nella discussione.
1) Molti interventi hanno evidenziato la forte carenza di partecipazione alla vita politica, in
particolare da parte di giovani e donne, come principale ostacolo ad un suo profondo
rinnovamento; l’operato dei partiti ha allontanato la gente dalla Politica sia per gli esempi
negativi che essi hanno fornito, creando un vero e proprio “rigetto della politica” da parte dei
cittadini, sia per la forte sollecitazione da essi operata a dare deleghe in bianco a politici di
professione attraverso le elezioni. La partecipazione dei cittadini alla vita politica si è ridotta al
votare in occasione delle scadenze elettorali ma anche l’esercizio del voto ha subito una
drammatica caduta, con livelli di astensione che spesso superano il 50% degli aventi diritto. Si
rende quindi necessario rigenerare il significato di Politica riportandolo alla sua origine che
nulla ha a che fare con la “partitica” e ancor meno con la “partitocrazia”.
2) Nel senso suddetto, si è evidenziato come la Politica debba riconquistare la sua dimensione
idealistica e utopica (Politica come “Arte del possibile”) per poter ridare l’entusiasmo che solo
una credibile ricerca della felicità può trasfondere nelle persone e nelle loro azioni.
3) È emersa la necessità di ricercare nuovi rapporti tra i generi e tra le generazioni quale
presupposto per una vasta ricomposizione dal basso del mondo sociale; in tal senso ed in
particolare nel rapporto con le nuove generazioni, native digitali, molti hanno sottolineato la
necessità di trovare “nuovi linguaggi” che possano favorire questa messa in connessione.
4) La rottura del rapporto intergenerazionale ed il generale allentamento dei legami sociali viene
attribuito al gravissimo impoverimento culturale che il ventennio berlusconiano ha operato
grazie al controllo dei mass-media e, attraverso essi, dell’opinione pubblica. In questo senso, i
governi di “larghe intese” che si sono succeduti all’ultimo governo Berlusconi, non hanno
introdotto nessuna discontinuità e si sono perfettamente conformati al modello consumista di
società che domina i processi di globalizzazione.
5) Sempre nell’ambito dei rapporti interumani, più di un intervento ha richiamato il bisogno che
l’attività politica dal basso sia in grado di recuperare la dimensione ludica e ricreativa e di
stimolare la creatività, l’originalità e la sperimentazione di nuove forme del lottare insieme e
del convivere. Oggi la partecipazione alla vita politica è poco attraente anche perché essa è
fatta solo di impegno e sacrificio, senza mai momenti gioiosi. Non ha prospettive una
partecipazione che non si basi su integrazione ed armonia tra la dimensione esistenziale e
quella politica.
6) È emersa in modo unanime la necessità di promuovere l’integrazione delle varie lotte già
esistenti nel paese, ricordandone i principali filoni: Ambiente (No Triv, No Tav, No “Grandi
Opere”, Decrescita, ecc.), Democrazia (Coordinamento per la democrazia costituzionale contro
lo stravolgimento della Costituzione e la nuova legge elettorale denominata ITALICUM); Diritti
e Welfare (difesa della Scuola e della Sanità pubbliche, difesa della dignità del Lavoro dal Job
Act – ma che fine ha fatto la ‘Coalizione sociale’ lanciata da Landini?).
7) Rispetto al punto precedente, si è evidenziato il bisogno di uscire dalla gravissima
autoreferenzialità che colpisce tanto i partiti politici e i sindacati quanto gli stessi movimenti.
Si è evidenziato come serva invece, in particolare da parte di questi ultimi, l’assunzione di una
responsabilità nuova che, uscendo dalla specificità delle singole lotte, si faccia carico del
problema generale della democrazia dal quale, in ultima analisi, dipende anche il successo
delle specifiche vertenze.
8) Si è denunciata la vergognosa azione della “politica” dominante, volta ad affossare,
danneggiare, sabotare tutti i Servizi pubblici (Sanità, Scuola, Trasporti, Opere pubbliche,
Servizi municipali e al cittadino) per favorirne la svendita e la privatizzazione.
9) Tra i vari interventi, alcuni hanno sollecitato un serio approfondimento conoscitivo della realtà
socio-economica attuale nonché una ricognizione delle pratiche virtuose esistenti sia in
termini di lotta che di costruzione concreta dell’alternativa; un vasto mondo positivo e
propositivo fatto sia di pratiche sociali (associazionismo, volontariato) che economiche ed
imprenditoriali, è oggi completamente misconosciuto a causa dell’ostracismo mediatico ed
istituzionale che devono subire. Non solo queste pratiche virtuose non sono aiutate, promosse
e valorizzate dalle istituzioni e dai media ma sono sistematicamente ostacolate e oscurate.
10) Non si è mancato di sottolineare l’infinita serie di “sconfitte” che i movimenti hanno dovuto
subire a partire dalla repressione delle lotte degli anni ’70 (stragi di stato, opposti estremismi,
nascita ed infiltrazione dei gruppi armati, ecc.) e che hanno portato a frustrazione ed
abbandono. Serve, in questo senso, anche un’autocritica storica dell’azione dei movimenti e dei
gruppi politici che spieghi il suo fallimento a partire dai processi di personalizzazione e di
arruolamento/cooptazione nei partiti di molti leader e attivisti.
11) Tanto sul progressivo degrado della vita politica del paese che sull’enorme difficoltà di
sostenere e promuovere processi di affrancamento dalla dottrina imperante del pensiero unico
neoliberista e di edificazione dell’alternativa, campeggia il gravissimo problema del completo
asservimento dei mass-media agli interessi oggi dominanti. Riemerge fortemente quindi la
necessità di tornare a produrre ciò che si definiva “controinformazione” e “controcultura”,
sfruttando al massimo le possibilità di diffusione della comunicazione oggi consentite dal Web.
12) È generalmente emersa un’ampia condivisione dei contenuti delle principali rivendicazioni da
sostenere, mostrando quindi come le divergenze emergano piuttosto sul piano del metodo. Chi
porta avanti lotte giuste con metodi sbagliati, non solo non ha possibilità di riuscita ma sottrae
e dirotta le già scarse energie positive creando continue delusioni e danni a quei processi che
invece avrebbero possibilità di successo.
13) Si è stigmatizzata la lunga sequela di “errori” rappresentata dai tentativi di riunire la Sinistra in
un soggetto politico unitario attraverso accordi tra apparati dirigenti di partitini e altri coaguli
di ceto politico. Come dovrebbe aver ben insegnato la lunga serie fallimenti di tutti i tentativi in
tal senso, ogni tentativo di unione che parta dall’alto non ha possibilità di riuscita.
14) Sul piano della proposta, oltre a quanto detto nei punti precedenti rispetto alla necessità di
studio, analisi e ricognizione dell’esistente (attività più di carattere scientifico-culturale che
prettamente politica), è emerso l’estremo bisogno di avviare un ampio processo di
ricomposizione dal basso del corpo sociale basato su metodi inclusivi, orizzontali, trasparenti e
rigorosamente democratici.
15) Sul piano della concreta realizzazione di un simile processo ricompositivo, considerata la
complessità che caratterizza la società attuale e la difficoltà di raccogliere e rappresentare la
volontà di questa moltitudine attraverso i tradizionali metodi della rappresentanza, si è
riconosciuto come indispensabile il ricorso a nuovi strumenti, anche informatici, che
consentano l’autorappresentanza degli attori sociali. Il virtuoso utilizzo integrato di diversi
strumenti (dagli incontri in presenza ai forum di discussione, dalle mailing list ai social
network, dalle teleconferenze fino alle così dette “piattaforme decisionali”) dovrebbe portare a
costituire una spazio politico neutro, aperto e intellegibile attraverso il quale la variegata
moltitudine che compone oggi il corpo sociale sia in grado di estrarre “l’Intelligenza collettiva”
che essa è in grado di esprimere e che sola pare all’altezza delle enormi sfide che il cambio di
paradigma nel quale siamo già di fatto immersi ci pone difronte.
Conclusioni: Pur registrando una oggettiva difficoltà di molti dei partecipanti al tavolo a dare risposta
alla domanda che lo definiva, l’insieme delle riflessioni e degli spunti emersi nella discussione
evidenziano come ogni possibile alternativa politica all’esistente non possa prescindere dall’avvio di
un ampio e profondo processo di ricomposizione dal basso così come da una vera e propria
reinvenzione della Politica in grado di restituirle il ruolo imprescindibile che ogni società le richiede.
Solo a valle di questo processo di ricomposizione entro lo spazio politico neutro che PrimalePersone
ha proposto di chiamare Assemblea permanente, sarà possibile dar vita ad una ‘forza politica’
autenticamente popolare nella quale la società abbia modo di autorappresentarsi e attraverso la quale
sia in grado di assumere la guida delle Istituzioni.
Data la rapida chiusura degli spazi della democrazia formale (quella sostanziale non è, di fatto, forse
mai esistita in questo paese) che questo governo delle “larghe intese” sta perseguendo con la massima
alacrità, i tempi per avviare questo processo di “riconquista democratica” delle Istituzioni devono
essere necessariamente brevi. L’auspicio è che di tale necessità e urgenza siano consapevoli tutti gli
interlocutori sociali e politici a cui rivolgiamo questo appello-proposta.