Manifesto: Noi L’Altra Europa

Premessa al manifesto “Noi, l’Altra Europa”

Il Manifesto punta ad un rilancio del Progetto de L’Altra Europa. Appare necessario tuttavia esplicitare in premessa alcuni elementi di base che esprimano con chiarezza alcuni orientamenti di fondo circa il percorso attuativo del progetto in cui noi crediamo. In questo senso riteniamo che tali premesse possano costituire una “Carta di Accreditamento” che unisca tutti gli aderenti al progetto su obiettivi comuni chiari, in linea con il Manifesto originario di lancio della Lista L’Altra Europa con Tsipras e le deliberazioni emerse dalle assemblee nazionali dell’Altra Europa che hanno avuto luogo nel corso del 2014.

CARTA DI ACCREDITAMENTO 
PARTECIPAZIONE PROGETTO L’ALTRA EUROPA 
BOLOGNA 17/18 GENNAIO 2015

Che cosa siamo, perché stiamo insieme

Siamo persone (“prima le persone”) accomunate dalla consapevolezza che occorra costruire un’alternativa al sistema economico, politico e di potere dominante in Italia e in Europa.
Stiamo insieme perché consapevoli di essere di fronte ad un’emergenza democratica in cui una larghissima parte dei cittadini, la maggioranza, non è rappresentata da chi detiene il potere e decide sulle sorti del nostro paese, dell’Europa e del mondo intero. Un’emergenza democratica che nasce da una distribuzione iniqua della ricchezza, esacerbata da azioni tese a diminuire i diritti, delegittimare le istituzioni democratiche, privatizzare i servizi, contrarre il welfare, distruggere l’ambiente.
Per questo pensiamo che sia quanto mai necessario costruire uno spazio politico credibile e democratico, dove si decide insieme, dove si creano le condizioni affinché ogni singolo partecipante abbia gli strumenti e la conoscenza per decidere in piena autonomia, dove nessuno fa per gli altri o conta di più. Princìpi inderogabili del nostro stare insieme, oltre a questi principi di democrazia interna, devono essere: i dieci punti del programma europeo de L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS; il contrasto al neoliberismo; la difesa dell’ecosistema planetario come base per tutte le scelte di carattere economico; la ricerca della sostenibilità in termini di sobrietà, solidarietà ed equità nell’utilizzo delle risorse naturali su scala planetaria; lo sviluppo di una vita dignitosa per tutti a partire dal diritto al lavoro; la lotta contro le mafie, lo sfruttamento delle persone, gli integralismi, il ricorso alla guerra per la risoluzione dei conflitti, la corruzione, i privilegi di casta; il ripristino dei valori originari della nostra Carta Costituzionale.

Il rilancio del Progetto dell’ALTRA EUROPA

L’urgenza e la drammaticità della situazione italiana, sotto il profilo economico, sociale e morale, accentuata dalle politiche europee liberiste e irrazionali su cui i governi, succedutesi nel nostro paese nel corso degli ultimi anni, si sono uniformati acriticamente, non consentono rinvii.
Il percorso iniziato con la presentazione della “lista” alle elezioni Europee deve riprendere senza indugi. L’assemblea generale del 17/18 gennaio 2015 a Bologna dovrà formalizzare tale percorso che dovrà assumere concretezza, in occasione di una assemblea costituente nazionale da tenersi a Roma nel mese di Marzo, attraverso:
  1. L’adozione di un Manifesto condiviso da cui emerga chiaramente l’esigenza di una forza politica alternativa, superando le vecchie pratiche di coalizione di partiti, che sia portatrice di innovazione e linguaggi nuovi, inclusiva nei confronti di tutte le persone che si riconoscono nel Progetto L’Altra Europa, nettamente contrapposta al PD e alle larghe intese, attiva nel promuovere forme di democrazia partecipativa sui territori, capace di esprimere i bisogni reali della comunità e di intercettare vaste componenti sociali oggi marginalizzate;
  2. La nascita di una Associazione “L’ALTRA EUROPA/L’ALTRA ITALIA” (denominazione aperta), per la quale si potranno avanzare proposte di struttura politica ed organizzativa, da discutere attraverso un coinvolgimento diffuso di comitati territoriali, movimenti, associazioni, partiti e quanti altri, singoli o associati, siano interessati
Il processo costituente richiederà apertura, elasticità, capacità di rivedere le posizioni, ma tutto questo non può sottintendere la mancanza assoluta di organizzazione nè deroghe a dei princìpi che collettivamente decideremo di assumere come non negoziabili. Princìpi non negoziabili come sinonimo di lealtà e coerenza, una volta assunti ci permetteranno confronti con tutti in una dialettica che deve essere sempre portata avanti in maniera trasparente e condivisa.

Democrazia interna

Non esiste al momento un progetto organizzativo pronto; esso dovrà necessariamente passare attraverso una discussione quanto più ampia e informata possibile, ma fin d’ora è possibile indicare delle linee guida orientative.
Dovrà essere un’organizzazione leggera e democratica che preveda la rotazione degli incarichi e la possibilità di sfiducia in qualunque momento nei confronti delle persone designate a ricoprire gli incarichi associativi.
La forma organizzativa non potrà prescindere dalle articolazioni territoriali di base, alle quali, nel rispetto delle regole comuni, sarà riconosciuta una certa autonomia sulla propria struttura interna.
Il processo deliberativo dovrà necessariamente passare anche attraverso la discussione nei territori, dove le decisioni, in assenza di una condivisione unanime, si decideranno attraverso il voto. Tutti gli iscritti dovranno essere messi in condizione di conoscere ciò su cui dovranno deliberare; sarà necessario, pertanto, mettere in essere strumenti/mezzi comunicativi che permettano massima trasparenza e partecipazione attiva.
Non sarà ammissibile assumere cariche all’interno degli organismi associativi contestualmente a cariche elettive istituzionali, né si potrà ricoprire, all’interno degli organismi associativi, la stessa carica per più di due anni consecutivi.
La vita sociale sarà regolata dall’adesione al “Manifesto politico”, da uno “Statuto” che definirà la struttura organizzativa in dettaglio, e da un “Codice etico”. Questi documenti saranno approvati in occasione della prossima assemblea, con la contestuale nascita dell’Associazione, rendendo così possibile l’adesione formale delle singole persone all’associazione.
Dall’Assemblea di Bologna dovrà scaturire un Comitato politico provvisorio che assumerà la responsabilità di coordinare il processo di maturazione delle proposte di struttura politica ed organizzativa, di regole associative, di Statuto e di Codice etico, con il coinvolgimento del territorio; esso indicherà due portavoce e rimarrà in carica fino all’assemblea di marzo.

Proponenti:

Domenico Gattuso, Antonella Leto, Laura Cima, Paolo Cacciari, Pietro Del Zanna, Ivano Marescotti, Laura Orsucci, Mauro Filingeri, Simonetta Astigiano, Walter Martino, Anton Maria Chiossone, Sonia Sander, Danilo Zannoni, Norma Bertullaccelli, Angelo Guarnieri, Claudia Petrucci, Pino Parisi, Fausto Tenti, Rosella Rispoli, Pino Romano, Ugo Sturlese, Alessandro Ingaria, Paolo Mannias, Guido Del Zoppo, Gigi Danzi, Davide Rodella, Gigi Garelli, Michele Soddu, Germano Modena, Eva Maio, Sergio Dalmasso, Giancarlo Marchisio, Aldo Barberis, Ezio Bertaina, Roberto Gambassi, Barbara Grandi, Lucia Ciarmoli, Matteo Dalena, Giovanni Nuscis, Imma Barbarossa, Gabriella Bianco, Serena Romagnoli, Athos Gualazzi, Paolo Sollier, Dino Angelini, Domenico Di Leo, Manlio Sorba, Marco Deligia, Laura Di Lucia Coletti, Odino Franceschini, Marco Memeo, Riccardo Rifici, Mario Sommella, Maria C. Monteleone, Carmelo Nucera, Silvano Cricca, Renzo Vienna, Simonetta Venturini, Pino Lombardo, Mario Pescatore, Giuseppe Mesiano, Alessandra Crispini, Simone Lorenzoni, Laura Veronesi, Cuono Marzano, Annamaria Rivera, Angelo Calzone, Nicola Perrotti, Nicola Lanza, Roberta Gasparetti, Giovanni Gugliantini, Maddalena Rufo, Umberto Franchi, Vincenzo Pellegrino

MANIFESTO 
“NOI, L’ALTRA EUROPA”

Il tempo delle scelte

La più grave crisi che il nostro mondo abbia conosciuto non accenna a finire, ma diventa permanente producendo una costante regressione democratica, sociale, politica, culturale, morale ed ecologica. Essa affonda le radici nelle gigantesche diseguaglianze e nell’umiliazione del lavoro che hanno caratterizzato l’ultimo quarto di secolo, accentuate da un potere sempre più monopolizzato da una minoranza di speculatori globali.
L’Unione Europea, lungi dal rappresentare un’alternativa a questo stato di cose, ne esprime il volto più ottuso e meschino, accanendosi con politiche di austerità che nel favorire i Paesi più forti provocano l’ulteriore impoverimento di quelli più fragili.
Fortunatamente, ora, in Europa si è aperta una breccia. In Grecia Syriza è forza possibile di governo, in Spagna Podemos è oggi il primo partito per popolarità. 
In Italia, mentre il mondo del lavoro ha ripreso con forza la parola, il Governo Renzi si è attestato su una linea di frontale contrapposizione, portando a compimento il processo di convergenza del suo Partito verso posizioni di destra neoliberista che, complici i media, tenta di ascriversi alla sinistra. Jobs Act, riforma del pubblico impiego, decreto Poletti e precarizzazione, Sblocca Italia, riforme della Costituzione che ne minano i pilastri, grandi opere e saccheggio del territorio, riforma elettorale in odore d’incostituzionalità, “partito della Nazione”, asservimento forzato dell’informazione, disegnano il profilo di una vera e propria emergenza democratica e sociale pongono con urgenza il problema di ridare rappresentanza ad una parte potenzialmente maggioritaria del Paese oggi drammaticamente priva di riferimento politico, come dimostra l’aumento esponenziale dell’astensione elettorale. Tanto più dopo che si è consumata una frattura davvero storica tra il mondo del lavoro e il PD.

Il momento è ora

È ineludibile la costruzione anche in Italia di un’alternativa politica credibile, reale e di rottura. Per ciò che propone e per le pratiche che segue, a partire da forme e modelli adeguati di democrazia partecipativa.
Una proposta politica unitaria e radicale, che rompa con la logica della frammentazione, rinnovando il modo di organizzarsi, la concezione della politica e l’azione collettiva.
Nel sottoscrivere questo manifesto noi intendiamo dare inizio ad un processo partecipativo che porti alla costituzione di un soggetto politico nuovo, un soggetto unitario e plurale della sinistra italiana e delle forze anti-liberiste, in un quadro europeo come naturale prosecuzione dell’esperienza de L’Altra Europa, aperto a quanti ne condividono l’ispirazione di fondo e intendano arricchirla su scala nazionale con specifici contributi programmatici. Questo processo deve prevedere la presentazione alle prossime tornate elettorali, sia politiche che amministrative, di una lista alternativa al PD da parte di questo soggetto politico nuovo che, come già in Grecia e in Spagna, si proponga come reale forza di governo; una forza politica che veda come principali protagonisti e promotori movimenti e personalità della cittadinanza attiva, a partire dai comitati locali e dai coordinamenti regionali, dai candidati e dagli eletti dell’Altra Europa e dalle liste regionali che ad essa si sono rifatte e  che sia in grado di unire tutte le componenti, sia organizzate che disperse.
Puntiamo ad un soggetto politico capace di dare una voce comune alle tante soggettività politiche e alle componenti diverse che lavorano attivamente nei territori, per il bene comune, con battaglie di protesta e di proposta alternative alle politiche neo-liberiste, alle quali sia garantito sin dall’inizio potere deliberativo e decisionale secondo giuste regole di rappresentatività.
Avanziamo una prima sintetica piattaforma programmatica. Pochi punti ampiamente condivisi intorno a cui sia possibile un lavoro collettivo di elaborazione e una effettiva pratica partecipativa:
  • Spezzare le catene del debito  imposte dalla finanza speculativa che controlla l’economia del mondo anche attraverso trattati come TTIP, TISA e CESA, di prossima approvazione, che tolgono sovranità nazionale ed insieme ad essa diritti, garanzie per il lavoro, l’ambiente e i beni comuni. Assicurare la gestione pubblica di strutture, infrastrutture e servizi di interesse collettivo, nelle quali il privato non deve essere presente né come partecipazione né come gestione;
  • Porre fine alle politiche di austerità con un piano europeo di investimenti pubblici per creare occupazione, anche attraverso politiche di valorizzazione dei beni e servizi comuni, sostenere i redditi, consentire il riscatto del Mezzogiorno, risanare l’ambiente, avviare la conversione ecologica dei consumi e del sistema produttivo;
  • Promuovere l’eguaglianza attraverso la lotta alla disoccupazione e al precariato, non tassando i redditi da lavoro e le pensioni, ma i grandi patrimoni e i grandi redditi, compresi quelli riconducibili alle chiese, impedendo eccessivi accumuli di ricchezza e potere, istituendo un reddito di cittadinanza universale, ripristinando, tutelando ed ampliando i diritti dei lavoratori come nel caso dei licenziamenti illegittimi, la contrattazione collettiva nazionale, in modo che ad eguale prestazione corrispondano uguali diritti e retribuzioni, restituire dignità alla vita lavorativa anche attraverso l’abrogazione delle recenti controriforme sulle pensioni; sostenendo il diritto alla autodeterminazione di donne e uomini, anche lottando contro ogni forma, materiale, legislativa e culturale, di discriminazione fra le persone;
  • Promuovere la lotta per un nuovo assetto mondiale basato sul rispetto dell’ambiente naturale e delle relazioni fra i popoli all’insegna dell’equità economica e della solidarietà, scevro da ogni forma di integralismo, di despotismo, di azione militare;
  • Dare corpo e significato alla parola laicità dello Stato, operando con scelte ed azioni concrete per una reale separazione tra le istituzioni dello stato repubblicano e la religione, qualunque essa sia. Interrompere l’ingente flusso di denaro pubblico che esce dalle casse dello stato italiano verso quello vaticano e porre termine ai privilegi economici accordati dai governi italiani allo stesso. Rispettare il principio  costituzionale secondo il quale la scuola privata non deve comportare oneri per lo stato; la sola scuola che deve essere finanziata e potenziata è quella pubblica e laica;
  • Combattere discriminazione e razzismo in tutte le loro forme, anche istituzionali; riformare la legislazione italiana ed europea sulla cittadinanza nel senso dello ius soli; abolire i CIE e altri centri d’internamento per migranti e rifugiati; abrogare prassi e norme, anche quelle sull’asilo, che nello spazio Schengen limitano la libertà di movimento delle persone;  approntare canali di ingresso legale per chi lascia il territorio di nascita, cittadinanza o residenza, in fuga da guerre, persecuzioni, gravi discriminazioni, catastrofi ambientali, climatiche o economiche;  garantire alle persone immigrate e rifugiate accoglienza dignitosa e uguaglianza di diritti;
  • Sostenere la democrazia e liberarla dal condizionamento determinato da lobby economico-finanziarie. Difendere e dare attuazione ai diritti sanciti dalla Costituzione e imporre una trasparenza totale a progetti, bilanci, accordi, e trattative pubbliche e private. Combattere i costi fuori controllo della politica e la rappresentanza come mestiere, in favore di una visione della politica come servizio, anche attraverso la previsione di un tetto massimo per i compensi pubblici e privati, l’azzeramento delle indennità aggiuntive della retribuzione per ogni titolare di funzioni pubbliche e dei vitalizi. Dare la massima attenzione e il massimo appoggio allo sviluppo di forme di economia che non abbiano come motore e misura dell’efficacia la redditività del capitale investito. È questa una condizione irrinunciabile per coinvolgere tutta la cittadinanza attiva nella lotta contro la corruzione, le mafie e il malaffare; per difendere la sovranità popolare dalle aggressioni delle multinazionali e per realizzare, a fianco di quella rappresentativa, una democrazia partecipativa: non solo nelle istituzioni ma anche sui luoghi di lavoro, della politica e nella gestione del rapporto tra la produzione e il consumo dei beni;
  • Promuovere un pensiero nuovo fondato sul rispetto e la valorizzazione della natura, del vivente, di tutte le differenze di genere, orientamento e cultura, sulla solidarietà come antidoto alla competizione di tutti contro tutti imposta dal “pensiero unico” dominante; una cultura che metta al primo posto le persone e che contrasti la violenza e la guerra.  

La casa comune che vogliamo

Il processo costituente unitario non può essere il frutto della sommatoria di partiti politici, ma deve riuscire a coinvolgere tutte le persone, le energie e le risorse del Paese. 
Deve avvenire su più livelli: pratiche unitarie e dialogo politico, radicamento territoriale e lavoro istituzionale, campagne comuni e sostegno a forme di solidarietà ed autorganizzazione. Lavoriamo ad uno spazio politico aperto a tutte quelle persone che condividono un’idea di giustizia sociale, di responsabilità ecologica, di lotta a qualsiasi forma di discriminazione e che possono riconoscere nel gruppo parlamentare della GUE un riferimento costante.
Lavoriamo per creare larghe coalizioni di movimenti, associazioni e forze politiche, per promuovere iniziative unitarie su lavoro, beni comuni, accoglienza e inclusione, democrazia e pace, tramite assemblee, consulte locali e nazionali, strumenti di democrazia partecipativa in rete mettendo a frutto le competenze al nostro interno e “osando più democrazia” per riavvicinare le persone alla politica e far si che questa torni ad essere il mezzo per migliorare la propria condizione e la convivenza sociale. Ognuno dovrà essere messo nella condizione di poter proporre e poi decidere, secondo il principio “una testa, un’idea, un voto”
Il 2015 può essere davvero l’anno del cambiamento. Possiamo e dobbiamo dare anche noi, in Italia, il nostro contributo. 
Cominciamo da subito a costruire, insieme a tutte le donne e gli uomini che condividono questa esigenza, un grande appuntamento al massimo entro marzo, che  rappresenti la continuazione di questo processo di cui ognuno può essere protagonista.  Apriamo alle adesioni questo appello invitando a sottoscrivere una Carta di Accreditamento che si proponga come segno tangibile di partecipazione. Proponiamo che venga eletto democraticamente dagli aderenti al progetto, un Comitato di transizione cui sarà dato il compito di coordinare il lavoro di questo spazio aperto, in attesa che vengano definiti collettivamente i modelli organizzativi che vorremo darci.

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