Terradilei

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Sto leggendo con gran piacere il libro Terradlei (herland) dove nel 1915, Charlotte Perkins Gilman scrisse la prima utopia femminista della nostra etá. Un libro ironico e divertente che critica la societá patriarcale e mette in rilievo l’insensatezza, oltre che l’ingiustizia, a cui le donne sono costrette. E’attualissimo purtroppo anche oggi ed é impressionante scoprire come lei immaginasse una comunitá autosufficiente, da duemila anni di sole donne, discendente da una sola madre, vivere felice proprio perché lontana da quella presunta civiltá in cui viveva lei, dove gli uomini, a cominciare dal padre, dal marito e dal medico curante, la stavano conducendo alla pazzia (ne parla nel libro ‘la carta da parati gialla’). Socialista ed ecofemminista d’antan, piú di un secolo fa, divenuta famosa con  ‘Women and economics’, pubblicato nel 1898 e tradotto in 7 lingue, cercó di prefigurare un ordine sociale basato sulla qualitá della vita, come Darwin che credeva le donne collettivamente capaci di indurre al cambiamento, e la cui teoria dell’evoluzione si stava dibattendo nell’ambito delle nuove scienze di inizio secolo. La Gilman pensa che non siano la scienza e la tecnologia, né le riforme proposte dal gruppo dominante, che possono portare ad un ordine sociale pacifico e felice, ma la presa di coscienza delle donne, emarginate ma capaci di amore e collaborazione.
Convinta come sono che nulla succede a caso, sono contenta di aver ritrovato questo libro che giaceva dimenticato da Natale proprio ora che sto preparando la mia relazione all’incontro di Pescara, organizzato dalle amiche di autrici di civiltá dal titolo Pianeta terra, per una cultura radice di cambiamento, che vede molte competenze colloquiare in un ambito ecofemminista. Nel messaggio al contemporaneo incontro di Milano si ricorda che “le culture matriarcali da sempre sostengono, come valori fondanti per una civiltá degna di questo nome, cura, sostegno, protezione, salvaguardia delle risorse e rispetto per tutto ció che la madre terra offre a tutti noi, desiderio comune che va perseguito politicamente”.
L’incontro con Luciana Percovic e le donne dei cerchi, custodi della cultura e dei riti matrifocali, con l’ecofemminismo radicale come quello espresso da Daniela Degan nei suoi scritti sulla decrescita e da Daniela Danna nel suo libro “dalla parte della natura” estimatrice di Laura Conti che cita abbondantemente, e dove immagine una natura indignata che si rivolge agli essere umani, costruttori di macchine potenti che moltiplicano l’azione grazie all’energia strappata alle viscere della terra, rivolgendo loro questa domanda: “Davvero..vi credete vincitori su di me?!”Luciana ci ricorda due grandi, Carolyn Merchant con il suo “la morte della natura” e Evelyn Fox Keller che in “sul genere e la scienza” si chiede se é possibile liberare la scienza dal maschile. Prima di loro Rachel Carson, nella sua “primavera silenziosa” aveva denunciato, giá negli anni ’60, la distruzione degli ecosistemi da parte della chimica, contribuendo a mettere fuori legge il DDT.
Ho appena finito di leggere “E-Work” di Sergio Bellucci, scritto sulla scia di “La fine del lavoro” di Rifkin, che mi ha chiesto una riflessione sui cambiamenti indotti dai rapidi passi avanti sull’intelligenza artificiale, la robotica,il 5G, l’industria 4.0, le macchine autoreplicanti e la velocizzazione conseguente delle informazioni ad entropia crescente. 
Daniela Padoan ha pubblicato oggi la stesura finale di un lavoro fatto collettivamente, uomini e donne, a partire dalla Laudato si, l’enciclica di Francesco che sta ricevendo piú interesse fuori dalle gerarchie ecclesiatiche e tra laici proprio per la sua attualitá e, Mario Agostinelli, a seguito dell’ultima discussione di una settimana fa sui temi delle nuove frontiere di scienza e tecnica, mi ha dato il libro scritto con Debora Rizzuto, “il mondo al tempo dei quanti”.
Credo che non potremo rimuovere dalla nostra ricerca politica ecofemminista questo aspetto, per quanto poco le donne vi siano coinvolte, perché é strettamente legato ai cambiamenti climatici e a quella cultura prevaricatrice ed estrattivista che ci sta portando al rischio di morte e non ritorno.

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