IL DIRITTO DI CAMBIARE: UN HABITAT SANO E VIVIBILE
IL DIRITTO DI CAMBIARE: UN HABITAT SANO E VIVIBILE Siamo un gruppo di urbanisti, architetti, agronomi, ecologi, ambientalisti, attivisti dei movimenti per difesa del territorio e dei beni comuni, per la giustizia ambientale e il diritto alla città. Chiediamo a tutte e a tutti di usare anche queste elezioni per segnare una inequivocabile svolta nelle politiche territoriali. Non è più il tempo di tergiversare. Cambiamenti climatici, inquinamenti, perdita della biodiversità e della fertilità dei suoli, rarefazione delle risorse naturali, devastazione del paesaggio, emarginazione dei soggetti più fragili, la lotta di tutti contro tutti ci dicono che il nostro habitat è prossimo al collasso. L’ambiente in cui viviamo è il risultato di un rapporto tra le attività umane e la natura. E’ il risultato delle scelte funzionali, proprietarie e fruitive implicite nelle politiche di un paese. In Italia, la dimensione fisica, territoriale e ambientale delle scelte politiche è stata ignorata. A guidare le trasformazioni urbane sono state solo le forze economiche di mercato, le rendite immobiliari e finanziarie. Nel nostro paese non vi è mai stata una visione strategica per un uso ecosostenibile e condiviso del territorio. La pianificazione pubblica, che dovrebbe progettare la collocazione sul territorio delle diverse sedi per le attività umane è stata delegittimata per lasciare campo libero alle singole iniziative immobiliari, alle “grandi opere”, all’urbanizzazione selvaggia. La produzione legislativa e amministrata ha accentuato la de-regolazione e lo smantellamento del ruolo della pianificazione urbanistica. Non è solo una crisi “nel” sistema, né una crisi solo italiana. E’ una crisi del sistema capitalistico che brucia risorse naturali vicine all’esaurimento e restituisce scarti tossici non metabolizzabili, che espelle gli abitanti meno abbienti dal loro habitat e produce diseguaglianze sempre più accentuate. I primi a pagarne le conseguenze del progressivo deterioramento fisico del pianeta sono le popolazioni più fragile e impoverite. E’ giunto a conclusione il mito ingannevole dello sviluppo infinito e dell’infinita produzione di merci. Non ci potrà essere mai sostenibilità in un sistema economico dominato dalle leggi del massimo profitto. L’economia dominante va profondamente cambiata. Il percorso di cambiamento ha bisogno di attingere sugli elementi di speranza che oggi sono riscontrabili nei comitati, nei movimenti, nelle associazioni e nelle pratiche dal basso che agiscono in difesa dei territori, della agricoltura contadina, contro il consumo di suolo, le privatizzazioni dei beni pubblici e la dilapidazione delle risorse naturali. Da queste esperienze arrivano importanti idee da raccogliere: dal concetto di bene comune a quello di diritto alla città e di giustizia ambientale, dai quali emerge l’imperante necessità di: – interrompere la dipendenza della società dalla logica del mercato capitalistico ed affermare delle scelte nelle quali siano posti al centro i bisogni umani, il valore- d’uso dei beni, la costruzione di un habitat che rispetti e curi il patrimonio naturale e storico; (ri) conquistare la politica partendo dal basso, dagli abitanti e dai problemi concreti che li accomunano, restituendo quindi la sovranità al popolo. Un’idea di ciò che occorre fare è espresso nel programma elettorale di POTERE AL POPOLO!, diretta espressione delle tante battaglie, istanze, e vertenze provenienti da comitati e movimenti territoriali. – – – – un radicale cambiamento di indirizzo degli investimenti pubblici: le risorse finanziarie, destinate alle missioni militari e alle “grandi opere” (come il MOSE, la TAV in Val di Susa, la Pedemontana), progetti dispendiosi, devastanti, spesso del tutto inutili che impoverisco territori e indebitano i cittadini, dovrebbero essere destinati al benessere di tutti gli abitanti; un massiccio programma di manutenzione e cura del patrimonio naturale, infrastrutturale ed edilizio, a partire della messa in sicurezza idrogeologica e sismica; centralità della salute ambientale nelle scelte di sviluppo economico, culturale e sociale: dalla tutela della qualità dell’aria e dell’acqua alla sovranità e qualità alimentare; dall’eliminazione dell’energia da combustibili fossili e altre fonti ambientalmente dannose, alla bonifica dei siti inquinati, dal potenziamento di una mobilità sostenibile e il trasporto pubblico allo stop del consumo di suolo; dalla ripubliccizazione della acqua, a una gestione dei rifiuti basata sulla loro riduzione, riuso e riciclo; priorità della vivibilità delle città sugli interessi della rendita: da un piano di riqualificazione delle periferie a un potenziamento dei servizi pubblici, da un piano straordinario di alloggi sociali a una nuova legge per il controllo degli affitti; da una pianificazione democratica dei territori e un reale decentramento delle decisioni al prevalere delle virtù sociali della cooperazione, solidarietà, mutualismo e valorizzazione delle differenze. L’irresponsabile miopia delle classi dirigenti ancora oggi governanti non ammette mezze misure: l’unico cambiamento radicale è il voto alla nuova lista di Potere al Popolo!
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Gruppo urbanistica per Unaltracittà-Firenze
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