Allora sono tornata…..

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di Laura Cima

Lo stacco del nostro bellissimo viaggio, ancora in America latina, è finito e sono ripiombata nel vortice di riunioni torinesi, telefonate e conferenze webex, incontri con amiche con cui progettare e purtroppo anche un funerale tristissimo, con tanti che ho conosciuto quando ero giovane in Lotta Continua e tante femministe che hanno condiviso progetti comuni, quello della cara Margheritona, una forza della natura di pochi anni più di me, che ai tempi di Rimini aveva abbandonato il servizio d’ordine per lottare con noi femministe. E da allora è stata sempre una delle più impegnate con quel suo modo di farci ridere, rassicurarci, esserci sempre. Con Susi e Franca abbiamo poi attraversato la vecchia Torino a piedi: corso XI Febbraio, Lungodora, Baloon, via Milano, piazza Castello e piazza Carlo Alberto ricordando e raccontandoci, con un sole primaverile che nascondeva le polveri respirate.

Ho rivisto tanti compagni di lotte invecchiati e un po’ spersi, ho avuto chiaro che la mia generazione, quella del sessantotto, sta uscendo totalmente di scena mentre le giovani di nonunadimeno si fanno largo con forza ed entusiasmo, con linguaggi e ragionamenti in cui fatico a volte a riconoscermi, ma con una determinazione di essere protagoniste che assomiglia molto alla nostra di quegli anni. Girando il Cile ho incontrato tante donne giovanissime che viaggiavano con il loro sacco sulle spalle, da sole o con altre coetanee, molte di più di quelle in coppia, quasi nessuna in compagnie miste. Il mondo cambierà grazie alla loro determinazione e curiosità. Quando si renderanno conto anche che i loro amici maschi, per cui tanto si sono date da fare nel coinvolgerli in cortei e riunioni, le lasciano fare ma non partecipano come loro avrebbero voluto. Un mondo diviso per sessi, con buona pace di tutte quelle e quelli che si sentono queer. La politica dei partiti lasciata in Italia a soli maschi litigiosi, rottamatori o rottamati. Dove sono quelle del 50%, elette e senza voce e proposte? gregarie e mai protagoniste? Come cambiano le città le due giovani sindache di Roma e Torino, di chi seguono i dettami visto che l’impressione è di estrema debolezza (Raggi) e poca disponibilità al confronto (Appendino)? Con assemblea 21 a Torino vorremmo un confronto serio, a partire dal bilancio. Con Cavallerizza vorremmo sapere se ci si spenderà per l’uso civico come ha fatto DeMagistris a Napoli con una scelta politica coraggiosa, non bilanciando vecchi poteri che hanno condotto alla cartolarizzazione di un complesso storicamente straordinario con l’assemblea che da più di due anni se ne prende cura e ne ha fatto “La Cavallerizza per tutti”.

Le donne continuano a impegnarsi nei movimenti, lasciano spesso la guida a maschi, loro raccolgono firme e volantinano,  si occupano dei senza casa, dei migranti, lavorano ad  educare, curare ed amare. E finalmente ora moltissime giovani hanno deciso di dire basta alla violenza, all’oppressione, allo sfruttamento e di essere protagoniste tutte insieme, dall’America latina all’Europa, nella giornata dell’8 marzo, quella in cui bruciarono vive le operaie chiuse in fabbrica, e si sono proclamate in sciopero “globale”. La politica cosiddetta mista o seconda, somiglia sempre più alla guerra: cose da uomini, che riguardano solo chi è al potere o vuole strapparne briciole. Il popolo del No, che ha riaffermato il valore della nostra Costituzione, vuole l’acqua pubblica e non vuole i finanziamenti ai partiti è inascoltato o si tenta di strumentalizzarlo. I metodi organizzativi, decisionali e di confronto nei partiti sono sempre più obsoleti e ben pochi, e soprattutto poche, si sentono ancora rappresentati e vogliono delegare. Il silenzio di donne che sono state obbedienti per ricavarne autorevolezza, che sono diventate ministre, è assordante. Nulla da dire e proporre. Eppure i problemi da affrontare sono enormi. A partire dal debito inarrestabile,dalla corruzione e il malaffare sempre più diffusi, dalla totale mancanza di lavoro e futuro, soprattutto per la maggior parte dei giovani, dalla necessità di rispondere ai bisogni primari (casa, salute, istruzione, cibo sano) dall’accoglienza dei migranti, da servizi sempre più scadenti, dissesto del territorio e necessità di fronteggiare terremoti e alluvioni, dall’inquinamento dell’aria, delle acque e delle terre.

E’  ormai dall’editore il libro sull’ecofemminismo che ho curato con Franca, dove abbiamo raccolto le tante donne che sono state protagoniste nei Verdi e dintorni: rileggendo le bozze mi sono resa conto di come eravamo state capaci di essere protagoniste in quei primi anni del Sole che ride, dopo Cernobyl, con un referendum contro il nucleare che ha segnato l’uscita dell’Italia da questa pericolosa tecnologia, con leggi contro l’amianto e altri inquinanti, per i Parchi, a favore degli animali, per contrastare il dissesto, contro la scienza,  la medicina e le tecniche nemiche delle donne e  siamo state capaci di cambiare il modo di far politica e contrastare la corruzione. Non è un caso che anche con le nostre denunce è iniziata l’era di Mani pulite.  Poi, come raccontiamo, prevalsero i politici che fecero  carriera, da Rutelli a Edo Ronchi (che affossò deliberatamente il matriarcato verde come l’aveva definito), rispetto a chi aveva messo in rete l’arcipelago insieme a Alex Langer, messo anche lui da parte. Stiamo cercando i organizzare ad Altradimora un seminario di confronto su questi temi, invitando anche elette europee come Soraya Post e la giovane Verde Ska Keller, diventata rececentemente copresidente del gruppo al Parlamento europeo. Mandateci suggerimenti e segnatevi in agenda la data: 23/24 e 25 giugno. Sarà una data importante e mettete in conto di essere con noi.

Torno al viaggio per farvi sapere che anche la Bachelet, di sinistra e femminista, rischia di non essere rieletta come la Cristina Kirchner. La Dilma Rousseff è stata cacciata da un golpe bianco. Nessuna di loro ha saputo contrastare la corruzione e la distruzione dell’ambiente. Il Cile è stato devastato da incendi terribili, che hanno distrutto intere foreste e bruciato villaggi: in questi decenni sono stati favoriti i grandi latifondisti che producono legno, lasciandogli sostituire la flora autoctona con i terribili eucalipti che crescono in otto anni succhiando un sacco d’acqua dalle falde ma s’incendiano immediatamente.  Ha permesso ai grandi allevatori come Marine Harvest, multinazionale norvegese, di riprodurre salmoni in condizioni vergognose, scaricando materiale organico e sostanze azotate nelle fredde acque della costa e quando ne sono morti per asfissia, per le temperature troppo alte dovute al cambiamento climatico, venti milioni cioè novemila tonnellate, ha detto loro di buttarli in alto mare. Le onde da surf le hanno riportati intorno a quel gioiello di isola di Chiloè, con lingua, tradizioni, case su palafitte e bellezze naturali che ne fanno una meta turistica da tutto il mondo. Per togliere la puzza si sono buttati antibiotici e altri veleni che si sono aggiunti ai medicinali e ai coloranti abitualmente dati ai salmoni con il mangime. Tutto ciò ha provocato una moria spaventosa di pesci, crostacei, molluschi, cuccioli di leoni marini riducendo sul lastrico i piccoli pescatori e alla fame chi si faceva la zuppa non avendo altro che patate e frutti del mare. Se non fosse stata complice di questi disastri, probabilmente anche per totale incompetenza, oggi avrebbe più chance.  Se imparassimo concretamente a governare i processi in armonia con l’ecosistema, a non sprecare e a contrastare la corruzione potremmo garantire forse un futuro al pianeta che ci ospita, a noi e alle altre speci. Fare pace con la terra sará il titolo del convegno sull’ecofemminismo che stiamo preparando.

Pachamama (che in lingua quechua significa Madre Terra) siamo noi.

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