Il referendum costituzionale e le significative ingerenze dei “poteri forti”
di Simonetta Astigiano
Per chi ha letto stralci della lettera della JP Morgan sulle costituzioni europee e per chi ha sentito parlare del progetto per l’Italia, descritto dal piduista Licio Gelli, era già abbastanza chiaro da dove viene la riforma costituzionale voluta dal governo Renzi. Per chi non era a conoscenza di quelle strane assonanze, passate in sordina sui media principali, a chiarire le cose ci hanno pensato in tanti, da Cristine Lagarde, del Fondo Monetario Internazionale, all’Agenzia di rating Fitch, passando per Marchionne, Confindustria, Angela Merkel, tutti in fila schierati per il sì al referendum costituzionale ed a descrivere scenari apocalittici nel caso si dovesse arrivare ad una bocciatura. Ora, proprio per aiutare i più distratti, dopo l’intervento dell’ambasciatore USA in Italia secondo cui, se la riforma non dovesse passare, l’instabilità di governo impedirebbe finanziamenti esteri nel paese, Angela Merkel ribadisce il concetto: il governo tedesco appoggia le riforme di quello italiano. A questo punto “…non manca più nessuno…” tutti i poteri forti si sono schierati per il sì, dimenticando che la scelta sulla Costituzione spetta esclusivamente ai cittadini italiani.
Questi segnali dovrebbero essere sufficienti a convincere molti degli indecisi che in questo provvedimento qualcosa non va, dato che a volerlo e sostenerlo sono proprio coloro che in questi anni hanno permesso e favorito la concentrazione del 50% della ricchezza mondiale nelle mani di appena il 10% della popolazione.
Del resto l’obiettivo è chiaro, questa bella parata da G20, che lancia anatemi e previsioni catastrofiche, l’abbiamo già sentita in occasione del referendum greco sul memorandum imposto dalla Trojka, sulla promessa di referendum spagnolo subito rinnegata da Rajoy, sul referendum Brexit. Ogni volta, insomma, che c’è da difendere lo status quo da questi cittadini che hanno l’ardire di pretendere di potersi esprimere su questioni che impattano pesantemente sulle loro vite, arrivano dichiarazioni che solo fino a qualche decennio fa avrebbero fatto esplodere casi diplomatici. Che caspita! Lasciate lavorare in pace lor signori, impegnati a demolire democrazie e stati sociali, troppe di queste cose, si sa, impediscono lo sviluppo del paese, cose che i comuni mortali non sono certo in grado di capire!
Noi non ci stiamo, noi crediamo che lo sviluppo del paese sia impedito da molte altre cose: da una tassazione iniqua che cozza contro l’Art. 53 della Costituzione; da evasione fiscale e corruzione, che sottraggono ogni anno almeno 250 miliardi alle casse dello stato, e da un debito pubblico, largamente illegittimo, che costringe a pagare 85 miliardi di interessi all’anno che vanno prevalentemente a banche e istituti finanziari, due situazioni che impediscono l’attuazione dell’Art. 3 della Costituzione; da guerre che, nonostante l’Art. 11 della Costituzione, ci costano miliardi e spingono milioni di persone ad emigrare; a multinazionali che provocano devastazioni ambientali e sociali restando largamente impunite grazie a trattati internazionali che disattendono l’Art. 32 della Costituzione; ad una gestione criminale del territorio che è alla base di aumenti di malattie e disastri e che certo non rispetta l’Art. 9 della Costituzione; da una Commissione Europea in deficit di democrazia e supina ai poteri finanziari (come ben simboleggia il “caso Barroso”), che di Costituzione europea neanche vuole sentir parlare.…
Noi chiediamo che la nostra Costituzione sia applicata prima che riformata, e che, se di riforma vogliamo parlare, questa sia discussa all’interno di una larga maggioranza, rappresentativa di tutte le anime del paese (si chiama assemblea costituente) e non imposta, a suon di voti di fiducia, da una minoranza diventata maggioranza grazie ad una legge elettorale anticostituzionale.
15 settembre 2016