Da Napoli la spedizione dei mille al rovescio

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Da Napoli la spedizione dei mille al rovescio

9 Luglio 2016 di Aldo Rotolo

Napoli, 25 Giugno 2016. Assemblea per il Controllo Popolare all’ex OPG-Je So’ Pazzo. Le voci e gli interventi di una Rivoluzione anomala. Si parte da Napoli ma si guarda oltre. Per una spedizione dei mille al contrario dai mille volti e una sola volontà collettiva.

H. 18.45 siamo all’aperto in quello che fu lo spazio per l’ora d’aria degli “ospiti” dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Napoli, ora occupato da circa un anno e mezzo dai “ragazzi” non tutti giovani dell’ex OPG-Je So’ Pazzo.

Per l’occasione siamo all’assemblea sul Controllo Popolare per valutazioni, ringraziamenti, ecc., alla presenza anche del Sindaco Luigi De Magistris e della nuova Giunta di Napoli. Panche e sedie in quantità non bastano a contenere le oltre 400 persone presenti che partecipano, sedute e in piedi, dietro ciò che resta delle grate carcerarie.

Salvatore/SASO introduce: “…noi dobbiamo uscire e propagandare il Modello Napoli …idealisti, sì! Idealista non vuol dire stronzo…idealista è una bella parola, è uno che ci crede. C’è un esercito la fuori, quanti sono i compagni in giro, nei centri sociali, nei quartieri, vecchi compagni del PCI, e/o di altre organizzazioni, i no global ecc.? Facciamo parlare di Napoli per il bene e non per il folklore ’e mmerd, facciamo la Spedizione dei Mille al contrario. Ma non come i mille strumentalizzati nei loro ideali, i giovani di allora sono stati il vettore di un’operazione coloniale: i Mille al rovescio! Dal Sud al Nord per portare libertà, dignità e riscatto sociale. I militanti PD sono i primi che si vergognano quando si intrescano con i Lettieri (il candidato di destra sconfitto al ballottaggio e sostenuto ufficialmente da dirigenti provinciali PD, ndr).

Votiamo No al referendum, andiamo a vincere e poi quest’estate ci mettiamo a studiare e a girare il Paese e a dire che ‘sta cosa è possibile, che questi sono “tempi straordinari”, questi giorni si troveranno forse nei libri di storia tra 30 anni. L’alternativa che abbiamo davanti è ancora una volta Socialismo o Barbarie, e noi non vogliamo la barbarie ovviamente, dobbiamo evitare il grande rischio di finire come a Weimar. Non possiamo permetterci e permettere di ritrovarci con i campi di concentramento – che poi per i migranti già ci sono – o la grande trasformazione o la catastrofe fascista del ventunesimo secolo. E’ difficilissimo ma si può fare, ci vuole pazienza, umiltà e unità. Provare e riprovare, sbagliare, correggere e ricominciare, con la determinazione che si può fare!

Poi interviene Giuseppe Aragno, una sorta di padre saggio dell’ex OPG-Je so’ Pazzo, professore di lungo corso nella Scuola Pubblica. “I pazzi erano loro”, dice, “quelli che ci tenevano chiusi qua dentro. Noi ci siamo impadroniti del manicomio, ma non vogliamo vivere nel manicomio, vogliamo vivere in un mondo dove non ci stanno i Renzi, i Draghi e un’Europa come questa. E non voglio sentir più un capo di governo che al TG mi dice che sono morti tanti e tanti, affogati nel mare e che se ne duole, e che domani te lo ridirà di nuovo e ancora e ancora. Si può fare, è difficile, ma probabile. Non è semplice, noi stiamo chiamando le cose col loro nome. La guerra che stanno combattendo contro di noi, con armi che non si vedono ma che fanno male, non può essere vinta e neppure combattuta da soli. Io non posso dopo una vita di lotta e dopo questa repressione che stiamo vivendo, lasciare mio figlio a Londra dove fa il precario perché ha fatto la cosa giusta, a causa dell’educazione al giusto che ha ricevuto, e non posso permettere che continui tutta una vita da precario, senza diritti e senza certezze. Il referendum dobbiamo vincerlo, perché è l’ultima trincea che ci difende dalla barbarie… o la barbarie o dobbiamo conquistare il potere! Il colpo lo dobbiamo portare dove neanche se lo aspettano e lo possiamo fare, ma solo se ci mettiamo insieme e lo dico ai compagni scettici.

E’ il momento di due dei 10 immigrati che l’ex OPG ospita, protegge e aiuta…Makarì, maliano, in francese dice “io sono solo, ma non da solo in Italia, quando siamo arrivati qui per cercare una vita migliore siamo venuti perché quì ci avevano detto che c’erano i diritti, ma non è stato così: grandi problemi, i documenti, il lavoro, il mangiare, ma la mancanza dei documenti è la cosa più importante. Quando siamo arrivati nel campo un alto dirigente ci ha detto che ci avrebbe dato i documenti e tutti i diritti, quando glieli abbiamo chiesti ci ha sbattuti fuori… grazie all’OPG che ci dà tutto quello che ci mancava nel campo, ma non basta. Bisogna vedere cosa dice il Prefetto, il problema dei documenti è terribilmente importante! C’è qualcuno che ci guadagna nel non fare come si dovrebbe.”

Poi il secondo: “Io sono Amarajà dal Mali, parlo poco italiano, scusate quindi se ora parlo francese… grazie per averci ascoltato, sono 10 mesi che siamo qui e ho fatto 4 campi, due fuori da Napoli dove stavo bene perché ci consideravano esseri umani (non come qui a Napoli)…ma sono desolée per l’Europa come è nella realtà, perché non è così come ce l’avevano raccontata e sono dispiaciuto anche per i maestri che in Africa dicono queste cose, perché non sanno che non è vero! Sì… ci dovevano dare in 4 mesi i documenti e tutto il resto… ma dopo 10 mesi non è successo niente. Pensate compagni, e fratelli e sorelle che cosa vuol dire per una madre sapere che il proprio figlio ha affrontato tanti pericoli e disagi e non sapere altro. Anche noi abbiamo una mamma, non siamo caduti dal cielo! Il capo del campo dice che i diritti sono solo per gli italiani, noi non siamo italiani e non abbiamo diritti. Abbiamo fatto una piccola protesta ed è arrivata la police che ci tratta da imbecilli e ladri, non ci hanno ascoltato. Ci hanno solo perquisito per vedere se avevamo coltelli o droga…e non sempre i mediatori bastano. Anzi il mediatore due volte mi ha picchiato perché volevo il mio diritto, ma io non mi faccio prendere per imbecille… sarebbe troppo lungo dire tutto, le parole sono importanti e mi scuso se io ho offeso qualcuno…mi scuso. Grazie all’OPG che ci ha preso in carico.”

Il Controllo Popolare

De magistris
h. 19.40. Parla il Sindaco seduto tra il pubblico. “Parlerò poco ma comincio dai ringraziamenti perché la mia elezione è un’anomalia, non scontata, una grande vittoria popolare: il vero potere forte. E io per 5 anni non me ne posso dimenticare. Dicono che ci dobbiamo cacare sotto dalla paura perché siamo soli contro tutto e tutti a partire dal governo per finire alla Camorra.

Cacare sotto mai! Finché non sono loro a darmi da mangiare… una persona è sempre una persona. Io sono sempre lo stesso, con lo stesso coraggio.

Non solo abbiamo un’estate calda – io oggi dovevo fare finalmente un giorno di vacanza coi miei figli, ma sto volentieri qua – ma anche un autunno caldo. Dove sono loro che usciranno veramente pazzi: anche quando abbiamo momenti di scontro tra noi sappiamo che siamo persone che hanno un cuore e una dignità e loro non sanno come fare. Non ci possono comprare e controllare. Adesso sta a noi a munirci di cesoie e tenaglie per tagliare le catene…

La Rivoluzione non si arresta, Luigi è solo uno dei tanti, non siamo più bersagli mobili, siamo tutti autonomi e quello che succede è quello che speravo e pensavo 10, 15 o 20 anni fa. Quelli che non si parlavano per pregiudizi e sfiducia si sono guardati in faccia, negli occhi. E ci siamo riconosciuti e abbiamo capito che con tanto lavoro insieme… si può fare a Napoli, in Italia e in Europa…e oltre!

A questo punto un lavoratore Almaviva saluta l’assemblea e ringrazia quelli dell’Ex OPG “… che senza guadagnarci nulla ci hanno aiutato, sono anche venuti a Roma con noi, ecc.”

Un cittadino dello Sri Lanka fa alcune proposte pratiche nel suo rispettabile e improbabile italiano: “… per venire incontro ai problemi degli immigrati, orari adeguati e più sportelli per immigrati. Le loro proposte sono già nel Programma Post-Elettorale che è in distribuzione in sala (siamo all’aperto, ndr).”

Un amministratore rieletto è invitato a parlare non come consigliere, ma come compagno. Lui è il “custode giudiziario” dell’ex OPG-Je So’ Pazzo e ne è giustamente orgoglioso visto che in meno di un anno e mezzo hanno fatto miracoli, come dice la maglietta celebrativa del 1° compleanno: “Dov’era prigione abbiamo fatto libertà”.

Amarillis, è il nome… il cognome è lungo e composto come sempre per gli spagnoli e i latinoamericani, Consola Venezuelana, porta gli auguri “dal nostro Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela per il maravilloso triunfo del pueblo Napolitano” e aggiunge che l’OPG è diventato una madre per il popolo “… come l’Africa per gli schiavi e i neri d’America e l’America per i popoli originari e per tutti quelli che hanno capito il valore della Pacha Mama e l’Europa, anche se per poco, dopo la II guerra mondiale. Ma Napoli è speciale e sta dando un esempio di dedizione rivoluzionaria senza pari e noi seguiamo con molta attenzione quello che sta succedendo qui e siamo con Voi!”.

Ivo Poggiani neo-presidente della 3° municipalità (dove sta l’OPG: Mater Dei, Sanità, ecc.) racconta: “Domenica sera io stavo girando per i seggi quando vengo aggredito. Uno mi da tre cazzotti in faccia e mi dice: Qui comando io e non tu… io ti sparo in testa… vuol dire che stiamo lavorando bene. Dobbiamo, come Municipi, occuparci sempre meglio di tutto quello che possiamo fare per la cittadinanza… Ma i Municipi devono fare politica, non sono un tappabuchificio, da oggi gli enti territoriali devono essere sotto controllo popolare. Un esempio: un regolamento si scrive, ma non lo scrive il presidente o i suoi, ma i cittadini che devono poter scegliere sul bilancio che sarà pubblicato e, anche se povero, si può sempre decidere sulle priorità. I cittadini devono fare il controllo della giunta… Carmine nun t’appaurà che a te (Carmine è assessore del Comune di Napoli, ndr) ti controllano loro. Le assemblee popolari dei cittadini che propongono e controllano il cambiamento… in bocca al lupo a tutti: No Pasaran!

Parla ora Monica della assemblea popolare dell’VIII Municipio, appunto delegata dai cittadini. “Controllo popolare, assemblee popolari, audit che è un altro modo per dire controllo… ma altri ci hanno provato, anche più attrezzati di noi. Il problema è il tempo in cui si fa… noi dobbiamo cancellare la paura dell’altro perché questa è la forma riuscita del fascismo di questo tempo, come facciamo a farlo? La costante apertura, le assemblee degli abitanti non devono essere le assemblee dei compagni ma di tutti i cittadini veri. E, se si riesce, trasformare le idee anche in atti, delibere, ecc. .. Noi non dobbiamo solo parlare di Napoli (anche se non lo facciamo noi, chi?). Ma la sfida non è se noi sostituiamo un commissariamento a un altro, un sindaco a un altro, magari pure bravo e onesto: non sostituire, ma andare oltre di noi, se no ci ripigliano… devono sentire il nostro arrendetevi, siamo pazzi!

Insurgencia, un altro dei tanti Centri Sociali Occupati di Napoli “…due meriti: il primo è che col controllo popolare abbiamo sventato il metodo con cui la politica tradizionale organizza le elezioni: centralizzare le segnalazioni e dimostrare che quello dei partiti reazionari e della camorra è un sistema. Quando si andava alla Polizia per dire guarda che stanno facendo così e così, non serviva perché loro vanno a braccetto con i poliziotti e i carabinieri. Lo dobbiamo e lo possiamo fare noi.

Il secondo è che abbiamo dichiarato guerra ai potenti e quindi non si va a casa dopo le elezioni! L’anomalia Napoli non è il Comune o il sindaco, ma sono le piazze che ci stanno dietro e che non tornano a casa! Non arretriamo davanti all’assedio cui ci sottoporranno il governo e lo stato, vorranno asfaltarci. Solo se stiamo insieme nelle piazze e nel conflitto impediremo a loro di asfaltarci!”

Patrizia del Cobas dell’Ospedale Maresca di Torre del Greco, che ha resistito e difeso la Sanità pubblica contro il tentativo di chiusura, mette con forza l’accento sul lavoro e quindi sul conflitto, “… che devono essere il centro della nostra azione. Non solo i cittadini che ottengono con la democrazia i loro diritti, ma la crescita della coscienza di classe che solo con l’organizzazione del conflitto si può sviluppare.” E dice di più. “Non più nord contro sud, ma soprattutto mai più immigrati contro aborigeni napoletani (e non lo dice per caso aborigeni, ndr). Come dice Antonio Gramsci… ci dobbiamo organizzare per prendere il potere, non solo a Napoli ma nel Paese. Non guardiamo alla Francia, alla Spagna, alla Grecia… loro ci seguiranno a noi!”

Ludovico dei Cobas della scuola racconta l’esperienza dei banchetti per i 6 referendum e la petizione per l’acqua pubblica. “Unità nell’autonomia e nel rispetto reciproco di posizioni anche diverse, ma che nell’azione comune si riconducono all’unità, è questo quello che ci serve.”

E ancora altri parlano tra un insolitamente commosso, e me ne scuso, vs. cronista. Ma per concludere questo tentativo di descrivere la bellezza di una Rivoluzione anomala nel suo farsi, riporto uno scambio di sms che da solo descrive di più e meglio di tutto quello che potrei mai fare.

Aldo: …ho bisogno di una nota… tu che lavoro fai? E il prof Aragno dove ha insegnato? Vuoi vederlo il pezzo prima che lo mando (?!) al giornale?
Saso: Aldo, ci fidiamo totalmente, cmq se ce lo mandi male non fa, lo leggiamo subito. Aragno ha sempre insegnato nella scuola pubblica a vari livelli… a me se mi fai scomparire è meglio, eh eh, si è pure troppo personalizzato l’intervento…
Aldo: io ‘sto sms lo pubblico così com’è! Perché vale più di 1000 programmi postelettorali… per spiegare chi e cosa siete…vorrei dire siamo!
Saso: Eheheh ma noi davvero siamo così. Basta con i nomi, viva il collettivo!

 

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