Cos’è oggi la CGIL A Lucca e a livello Nazionale ? Esiste un processo di rinnovamento?
di Umberto Franchi
Oggi, a livello Nazionale, Regionale ed in diverse Camere del Lavoro provinciali tra cui quella di Lucca, esiste una cospicua parte dei gruppi dirigenti della CGIL , con particolare riferimento alle Segreterie confederali ed in parte di categoria, dove è presente “un male oscuro”… quello di non mettere più al centro del proprio percorso, il progetto di cambiamento economico, sociale, ed il cosa fare per cambiare profondamente la realtà che viviamo (di profonda crisi economica e sociale ) ma di pensare esclusivamente a se stessi.
A livello generale, manca un Progetto di svolta nei diritti, nelle attività ed indirizzi produttivi, nel sociale, nella prevenzione e sicurezza… Un progetto che dovrebbe partire dai luoghi di lavoro con una spinta forte per fare divenire i lavoratori soggetti partecipi ed attivi nell’elaborare , nel rivendicare e lottare per i propri diritti, per le scelte di profondo cambiamento, come ad esempio sta avvenendo in Francia nel respingere la Jobs Act francese , mentre in Italia anche la Cgil non è andata al di là della critica ma non è stata “mossa foglia”, mentre contro la riforma delle pensioni Fornero sono state effettuate 4 ore di sciopero (sic).
Oggi, per chi come il sottoscritto ha speso una vita per la causa dei lavoratori in qualità di Dirigente Sindacale in diverse Categorie ed a vari livelli della CGIL , vivendo forti stagioni di conquiste, ma anche amarezze e delusioni… fa molto male vedere che quello che purtroppo prevale ,come aspetto centrale, nella maggioranza dei gruppi dirigenti odierni… è “una specie di oligarchia”, che mette al centro di ogni intervento “il proprio IO”. Cioè l’interesse personale, mai manifestato ma praticato nella sostanza, che genera opportunismi, spesso asservimento al “più forte”, non solo all’interno degli Organismi dirigenti della CGIL, ma anche a livello politico. Così, ad esempio, nell’ultimo Direttivo Nazionale della CGIL svolto il 24 maggio u.s., è stato approvato con solo due voti contrari, un documento di forte critica sia nel metodo che nel merito , alla proposta del governo di modifica costituzionale, evidenziando l’eccessiva centralizzazione dei poteri dello Stato, l’impossibilità che il nuovo senato possa svlgere il ruolo istituzionale di coordinamento tra regioni e stato, la mancanza di adeguati bilanciamenti tra contrappesi tra poteri legislativo e potere esecutivo… La conseguenza di detta presa di posizione avrebbe dovuto essere un invito a votare NO, spendendosi anche come CGIL per la sua vittoria, mentre se ne sono guardati bene dal prendere detta posizione !
La CGIL che nel suo passato ha sicuramente avuto Dirigenti capaci, ha effettuato lotte e conquiste importanti, con un forte movimento operaio che era anche in grado di contrattare il come si produce, per cosa si produce… divenendo un punto di riferimento per i lavoratori di altri Paesi Europei, si è progressivamente modificata quasi “geneticamente” a partire dalla metà degli anni 80, man mano che nella contrattazione nazionale si affermava la “politica dello scambio” cioè: i datori di lavoro e governi, accettavano alcune richieste delle piattaforme rivendicative sindacali ma in cambio pretendevano ed ottenevano l’accettamento da parte del sindacato delle loro richieste, con un indebolimento costatante del Movimento Operaio, che ha finito per rimettere in discussione e vedersi rimangiare tutte le conquiste degli anni 70, i salari , tutti i diritti acquisiti, fino frantumazione delle produzioni e precarizzazione totale del mondo del lavoro, con l’affermazione di un modello economico di sviluppo barbaro e distorto.
Una situazione che è scaduta nella qualità dirigenziale, anche perchè dagli inizi degli anni 90 le scuole sindacali di formazione dei gruppi dirigenti sono state chiuse , a partire da quella “gloriosa” di Ariccia a Roma, dove ricordo nei primi anni 70 , all’inizio del mio percorso sindacale, di avere fatto un corso lungo 5 mesi . Il ricambio generazionale è rimasto marginale, mentre è cresciuta la decadenza culturale e politica anche in relazione alla mancanza di lotte reali nel Paese, finendo per fare affermare gruppi dirigenti mediocri nelle capacità , spesso nelle analisi , ma soprattutto nelle proposte e nella scarsa volontà di mobilitare e lottare.
Oggi la maggioranza (non tutti) dei gruppi dirigenti ai vari livelli (provinciale, Regionale, Nazionale,) sono “amorfi” , hanno alle spalle anni di gestione burocratica sindacale, nessuna volglia di scontrarsi all’interno organismi di direzione, nessuna voglia di fare battaglie politiche vere… finendo solo per adagiarsi nel “quieto vivere”, nel valorizzare il proprio privato, sempre fedeli alla linea della maggioranza, con un occhio di riguardo alla propria prospettiva di lavoro , pensione o carriera, isolando invece quelle figure (come il sottosritto ,ma anche altri) che hanno combattuto e combattono questo tipo di sindacato.
Questa situazione ha portato all’affermazione di una vasta ” vecchia casta” nata soprattutto tra gli anni 40/50 che continua a rigenerare se stessa, senza alcun rinnovamento. Anche la Delibera n 7.1.6 dello Statuto della CGIL Nazionale del 2010, che stabiliva la collocazione a riposo (pensione) al raggiungimento del 65°anno di età di ogni Dirigente sindacale ad accezione dello SPI, è stata successivamente raggirata da una successiva delibera del Direttivo Nazionale CGIL che assegna ai “centri Regolatori” , cioè alle Segreteria Provinciali, Regionali, o Nazionali, la valutazione se fare cessare l’attività di Dirigente al 65° anno o farla continuare.
Così ad Esmpio : a Lucca abbiamo il Segretario Generale della CGIL che con il sostegno del “Centro Regolatore” , alla venerabile età di 74 anni continua a svolgere la funzione di Segretario Generale della CGIL.
Inoltre, se osserviamo bene la realtà organizzativa e dirigenziale nel sindacato, ci accorgiamo che i soliti Dirigenti anche quando vanno in pensione, continuano a svolgere funzioni di collaborazione pagate, in molte attività di servizio della CGIL, per non parlare del sindacato dei pensionati (SPI CGIL) , che nei territori è diventato un “feudo” riempito da ex dirigenti provenienti da diverse categorie, che continuano (sempre i soliti) a svolgere attività (pagate) nelle leghe e nei territori fino alla morte per vecchiaia….
Oggi la CGIL (per non parlare di CISL e UIL oramai complici del potere economico e di governo) ha un fare sindacato molto distante dai problemi veri di chi lavora. IL Sindacato ha cambiato “pelle” e da sindacato che cotrattava le scelte economiche, normative, di indirizzo produttivo, salariali, professionali… è diventato un sindacato che gestisce (con gli uffici di servizio) le ricadute negative sui lavoratori (ammortizzatori sociali e vertenze individuali) delle scelte economiche/contrattuali fatte dalle imprese e dal governo.
Ciò che manca è soprattutto la capacità e volontà di passare dall’analisi della situazione alle proposte di lotte adeguate e partecipate, che siano in grado, da una parte di respingere a livello generale il disegno economico “liberista” sempre riproposto (anche se ha fallito) dal padronato, dalla UE, e dai governi che vanno da Berlusconi a Renzi, e dall’altra di sostenere a livello generale e locale, miglioramenti economici, più diritti, la contrattazione decentrata, salario di cittadinanza, le pensioni, la prevenzione, le proposte di conversione di sviluppo produttivo e occupazionale qualificato e compatibile con l’ecologia, l’ambiente e la sicurezza dei soggetti che lavorano.
Certo, questo tipo di fare sindacato è molto faticoso , chi lo fa, deve spendersi molto negli Organismi Dirigenti e con i lavoratori…, quasi in modo “missionario” per la giusta causa, senza pensare a risultati per se stesso. Invece quello che prevale in gran parte di dirigenti della CGIL (quello che è avvenuto a Lucca l’ho vissuto sulla mia pelle,) è appunto il “male oscuro” fatto di tatticismo, opportunismo, la ricerca di alleanze di gruppi contro altri… sempre con la copertura di essere in “maggioranza congressuale” , ma con il fine di mantenere la carica ricoperta e rafforzare il “piccolo o grande potere” personale.
In questo contesto , la questione che quindi si pone con forza nella CGIL, a partire da quella di Lucca , è quella di come cambiare i gruppi dirigenti facendo nascere nuove leve motivate ed impegnate anche idealmente per la trasformazione sociale.
Nella nostra Provincia di Lucca abbiamo il Segretario Generale ed il Segretario responsabile all’organizzazione che si dimetteranno l’8 giugno 2016.
Essi hanno dimostrato di non essere all’altezza della situazione . A Lucca sin dal congresso svolto nel 2010, c’è stata una gestione burocratica autoritaria, con Dirigenti di maggioranza, che non solo non sono riusciti ad effettuare una analisi corretta di ciò che sta succedendo nella nostra provincia, e a darsi una organizzazione decentrata all’altezza della situazione , ma non sono riusciti nemmeno a fare proposte capaci di incidere sulla realtà sociale , da sostenere attraverso una gestione unitaria della CGIL… Abbiamo invece assistito ad un percorso di parte, che ha proceduto in modo burocratico , diviso dai lavoratori e dalle altre componenti programmatiche presenti in CGIL come “Sindacato Altra Cosa e “democrazia e Lavoro” , restringendo tutti gli spazi di democrazia.
Purtroppo il sindacalista, che abbiamo conosciuto in passato, formato e preparato, “forgiato dalle lotte” , autonomo dai governi e dai padroni, con la volontà di spendersi molto, sia nella elaborazione rivendicativa, che nella sua socializzazione e coinvolgimento dei lavoratori; sia nell’organizzare la lotta, che nel fare decidere democraticamente i lavoratori nei risultati finali, è sostanzialmente estinto , salvo piccole minoranze e gran parte della FIOM.
Anche se ai nuovi Segretari Generale ed organizzativo della Provincia di Lucca, che verranno eletti dal direttivo , auguro di riuscire a cambiare profondamente la realtà della CGIL di Lucca, dubito che ci riusciranno … credo per che per cambiare questa realtà che non è solo di Lucca ma più generale, servirebbe un nuovo movimento operaio dal basso , come fù quello del periodo chiamato “Il 68” che in Italia durò circa 15 anni… ma purtroppo non vedo niente del genere all’orizzonte !
Umberto Franchi Lucca 30 maggio 2016