Intervento di Antonio Ingroia

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TRASCRIZIONE INTERVENTO di ANTONIO INGROIA (Presidente di Azione Civile)

 Il mio contributo di riflessione a questa discussione vuole essere, in poche battute, sulla ragione per la quale siamo qui e per cui in un momento in cui in Italia, e non solo in Italia, la parola “politica” è considerata una parolaccia, noi ancora testardamente vogliamo occuparci di politica. E credo che però questa sia la stessa ragione per cui sempre di più altri non vogliono occuparsi né sentire parlare di politica.

Noi, come ha detto bene Barbara Spinelli, siamo dentro una crisi che non è passeggera ma epocale, una crisi di sistema, una crisi irreversibile che si dispiega su più versanti: c’è una crisi profonda del modello geopolitico che fino ad oggi ha imperato in Europa e nel mondo e di cui il fenomeno dei profughi di massa è un sintomo e una conseguenza; siamo dentro una crisi, anche questa epocale, di sistema e irreversibile del modello economico sociale di cui è un sintomo l’estensione sempre più ampia della fascia dei poveri e che è una crisi del sistema capitalista neoliberista; e siamo dentro una crisi. che fa parte anch’essa della crisi del modello geopolitico ed economico sociale, che è una crisi irreversibile della sinistra.

Di tutto questo sono conseguenze le trasformazioni dei modelli degli Stati democratici costituzionali in Stati autoritari e quindi anche il processo che sta avvenendo in Italia e che Renzi sta portando a compimento, in continuità al progetto che risale a Licio Gelli e poi a Silvio Berlusconi, di manomissione della Costituzione e della forma Stato da democratico ad autoritario.

Di fronte a questa enorme problematica è riduttivo pensare di potere trovare una soluzione con la costruzione del nuovo soggetto politico di turno. E’ un errore pensare che basti unire la sinistra per fare una resistenza rispetto a questo progetto.

Io e Azione Civile che qui rappresento (e di cui alcuni aderenti fanno parte anche di Primalepersone) ci sentiamo vicini e guardiamo con molto interesse e condivisione a questo processo di riflessione sull’auto-rappresentanza del mondo sociale.

La strada è questa ma per costruirla dobbiamo fare battaglie che sono soprattutto di opposizione allo stravolgimento dello stato di diritto e democratico e quindi di sostegno ai vari referendum popolari.

Io ci metto anche la proposta di Azione Civile di una legge, che noi vorremmo di iniziativa popolare, che estenda ai corrotti la confisca dei beni che già è prevista per i mafiosi, in nome del principio della giustizia che è ambientale, economica e sociale ma anche nelle aule di giustizia e che deve vedere tutti i cittadini uguali davanti alla Legge.

Io penso che insieme alla raccolta di firme per i referendum popolari si debbano raccogliere anche le firme per questa proposta di legge che Azione Civile mette a disposizione.

Penso che lo strumento migliore per creare un fronte popolare democratico dal basso, che sia un modo di interpretare l’auto-rappresentanza del mondo sociale mettendo in relazione associazioni, movimenti e tutte le realtà più vive e dinamiche della società, non sia creare un nuovo soggetto politico che rischierebbe di diventare una ripetizione degli errori passati, di cui anch’io mi assumo la responsabilità per l’esperienza di Rivoluzione Civile, e che creerebbe nuovi ceti politici che allontanerebbero ancora di più la gente dalla politica.

Penso invece che la strada sia quella di dar vita a iniziative, referendum, leggi di iniziative popolari.

Dobbiamo essere ambiziosi per fare una rivoluzione in Italia e in Europa, rivoluzione  che significhi cambiamento profondo e radicale.

Se non cambiamo sistema non riusciremo a uscire da questa crisi epocale e irreversibile-

Un’ultima cosa rispetto a quanto detto prima da Barbara Spinelli.

Barbara  ha detto che qualsiasi ipotesi di uscita da questo tipo di sistema, Europa compresa, rischia di essere rinunciataria

Questo io ho sempre pensato

Io oggi sto però cominciando a riflettere più attentamente e l’esperienza di Tsipras in Grecia ci dice che probabilmente questa Europa non è riformabile e non è modificabile.

E allora dobbiamo cominciare a chiederci quali strategie abbiamo a disposizione per cambiare davvero e in modo radicale il sistema

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