Revelli, Panagopoulos e “quelli che aspettano”
In un articolo de “Il Manifesto” del 29 luglio (link in calce a questo articolo) Marco Revelli e Argyrios Panagopoulos rilanciano il tema della “Casa della Sinistra” come se oggi di questo ci fosse bisogno e non di prendere atto di un fallimento e ripartire da zero con nuove strategie.
Come al solito siamo di fronte a un documento che parte da un’analisi banalmente condivisibile e che ormai è patrimonio comune di quanti si oppongono a un sistema liberista che impedisce il nascere di una vera Europa dei popoli e dei diritti, ma traendone poi conclusioni datate e improponibili.
Ad accorgersi che c’è un incendio son capaci tutti, basta guardare il fuoco e il fumo che abbiamo intorno. Diverso è capire come spegnere l’incendio e come, fuor di metafora, trovare le soluzioni giuste ed efficaci per creare una vera alternativa capace di dar vita a un fronte di opposizione in grado nel tempo di ribaltare lo stato delle cose.
E allora, al netto delle ovvie analisi sulla situazione politica europea e italiana, in questo documento rimangono solo poche frasi che evidenziano come la soluzione, al di là di slogan “innovativi” e di “apertura”, tendono a riproporre la solita soluzione della coalizione unitaria di sigle che già ha fallito in passato e che serve solo a garantire sopravvivenza a queste forze politiche.
Certo, si aggiunge che si dovrà aprire alle realtà sociali, ammettendo così inavvertitamente.. che prima non è stato mai veramente fatto… ma appare una concessione dall’alto e più che altro un invito al voto.
Ma analizziamo quali sono le frasi “propositive” di questo documento:
“Il fatto che in questi giorni cruciali la Grecia sia rimasta sola, denuncia tutto il ritardo e l’inadeguatezza della sinistra europea a svolgere il proprio ruolo in questo nuovo spazio politico e sociale”
Bella scoperta…. Da questa inadeguatezza però non rimane esclusa nemmeno la cosiddetta sinistra radicale che ha visto calare consensi e non ha saputo per decenni opporre nulla di efficace a quanto ci ha portato a questo punto
“Dar vita a formazioni di grandi dimensioni, credibili, forti, autorevoli, capaci di superare le distinzioni di nazionalità e le altrettanto asfittiche frammentazioni identitarie.”
“Tutte le ultime tornate elettorali hanno rivelato che senza un progetto unitario a sinistra, capace di superare l’attuale frammentazione, non c’è speranza di sopravvivenza per nessuno”
A parte il fatto che dappertutto, e soprattutto in Liguria “regione test” per le regionali, le formazioni unitarie di sinistra hanno avuto un netto insuccesso confermando la disaffezione a queste coalizioni da parte dell’elettorato, qui torniamo alla revelliana teoria della “forza dei numeri” di cui ho già parlato a margine dell’Assemblea dell’Altra Europa di Aprile e che ho definito “accumulazione delle debolezze” in questo articolo a cui vi rimando per evitare di riscriverlo qui.
https://gianluigiagora.wordpress.com/2015/04/18/accumulazione-delle-debolezze-la-relazione-di-revelli-allassemblea-dellaltra-europa/
Nel documento si parla poi di superamento della frammentazione identitaria e uno pensa subito a un soggetto unico.
Sì ci sarà, ma come federazione delle stesse sigle in modo che ogni partitino conservi il suo frammento di frammentazione…
E allora dov’è la novità rispetto a Federazione della Sinistra, Sinistra Arcobaleno e Rivoluzione Civile?
Mi sembra che si stia prospettando la solita coalizione utile a fini elettorali ma che conserva di fatto l’identitarietà dei singoli partitini.
Anche l’urgenza di coinvolgere finalmente la base sociale, lascia poi trasparire cosa si intende, quando parlandone la si rappresenta così:
“Quelli che aspettano che qualcosa si muova, e che sia credibile, nuovo, diverso, forte”
Quelli che aspettano (come la trasmissione tv di calcio…) rende bene la loro idea…
Ecco come viene intesa la base sociale: come un bacino di voti composto da persone che aspettano che dall’alto dell’empireo del ceto politico si lanci loro una proposta nuova, credibile, diversa e forte in modo che possano votarla.
Non viene messo assolutamente in preventivo che il popolo non intenda più aspettare che le cose vengano decise nelle solite segreterie e dai soliti leader.
Le persone invece oggi vogliono (e devono) essere protagoniste, auto-organizzarsi e soprattutto auto-rappresentarsi e lo vogliono fare prescindendo dai vecchi partitini e dagli ormai usurati leader.
Si devono creare nuove forme di organizzazione politiche orizzontali, trasparenti, innovative, democratiche e la credibilità di cui si parla non potrà mai esserci se ci saranno persone e sigle che ormai quella credibilità hanno perso.
Non si può ripartire da quei partitini, da quei leader, dagli stessi metodi che ancora una volta pretendono che siano loro a studiare la formula, la composizione, il programma, la strategia per poi offrirla al voto di “quelli che aspettano”.
Non funziona più così. Che se ne facciano una ragione.
qui il link al documento di Revelli e Panagopoulos:
http://ilmanifesto.info/fare-subito-cio-che-si-deve-fare/