UNIONE EUROPEA – IL BLUFF È FINITO

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considerazioni di Vincenzo Pellegrino

Servono scelte decise e coraggiose che solo il ripristino della democrazia può portare

Il tentativo operato dalla Troika di imporre al popolo greco ulteriori “sacrifici” in nome del rispetto di presunti diritti dei creditori è stato respinto in modo perentorio con il referendum voluto dal Primo Ministro Alexis Tsipras. Convocando questa consultazione il premier greco ha dato ennesima prova della sua democraticità dando appunto al popolo la possibilità di scelta sul suo futuro. E il popolo ha scelto la strada della libertà dal ricatto e della giustizia sociale, dimostrando grande coraggio nonostante la campagna terroristica messa in atto dai falchi della finanza, dai teorici dell’austerity e dalla compagine dei media prezzolati.

L’apertura di questa chance democratica in Grecia, resa possibile dalla vittoria di Syriza alle ultime elezioni, ha riaperto la dialettica politica sopita invece negli altri paesi dell’Unione europea dominati come sono dalla falsa alternativa tra centrodestra e centrosinistra o, peggio, da maggioranze trasversali come in Italia e in Germania.

La vittoria di Syriza è avvenuta dopo cinque anni di misure draconiane imposte da Commissione europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea (la così detta Troika), istituzioni prive di qualsivoglia legittimazione democratica ma che fondano il loro smodato potere sul mandato che viene loro dalla potentissima lobbie della finanza globale.

Queste misure, consistenti nel taglio della spesa sociale, delle pensioni, degli stipendi, del numero dei dipendenti pubblici, degli investimenti pubblici in economia, oltre a creare enormi danni sociali, con l’esplosione della disoccupazione, l’impoverimento della popolazione, l’ulteriore concentrazione della ricchezza, l’abbassamento dell’aspettativa di vita e il drastico aumento della mortalità infantile, non hanno ottenuto lo scopo dichiarato di ridurre il debito pubblico, che ha invece continuato ad aumentare!

Queste devastanti “ricette”, che a partire dall’esplosione della crisi finanziaria del 2007 vengono applicate ai paesi del sud Europa (i così detti, con un acronimo che mostra la carica di disprezzo di chi l’ha coniato, PIGS), sono le stesse messe in atto dal FMI e dalla Banca mondiale da molti decenni in giro per il mondo. I loro perversi effetti, tra i quali ricordiamo il fallimento dell’Argentina del 2002, sono quindi ben noti ad economisti, governi, istituzioni internazionali ma, nonostante queste evidenze, esse continuano ad essere imposte e a seminare i loro danni.

La costatazione che le misure di austerity non traggono fondamento neppure dalle dottrine economiche più tradizionaliste deve far riflette su quali siano i loro reali obbiettivi. Riscontrato che, oltre a non servire a risollevare i paesi dalle loro crisi sociali ma esserne causa, esse non ottengono lo scopo dichiarato dell’appianamento del debito, con rimborso dei creditori, emerge con chiarissima evidenza la funzione essenzialmente ricattatoria del debito pubblico: i creditori non hanno in realtà nessun interesse a che i paesi indebitati onorino il loro debito ma al contrario il reale scopo è che esso perduri o aumenti, garantendo così l’applicazione a tempo indeterminato delle suddette “ricette”. È la loro applicazione infatti che consente quel processo di concentrazione della ricchezza e di ulteriore finanziarizzazione dell’economia che sono i reali obbiettivi dei “mandanti” di queste operazioni di finto salvataggio, gli speculatori internazionali, alias i mega gruppi finanziari americani ed europei.

La vittoria in Grecia di una forza autenticamente democratica come Syriza ha consentito di smascherare questo enorme bluff e di mettere a nudo l’aberrazione tecnocratica dell’intera Costruzione europea. Oltre a tradire i suoi originali fini di pace, solidarietà e collaborazione tra i suoi popoli, la natura dell’attuale Unione mostra il suo assoggettamento al potere finanziario globale ed alle sue molteplici lobbie. A riprova di ciò è sufficiente esaminare i contenuti del TTIP, il Trattato di libero scambio e partnership tra UE e USA in corso di discussione, che sottomettono la stessa sovranità degli stati a forme di arbitrato sovranazionale controllato dalle multinazionali. In questo quadro non sorprendono, anche se sconcertano enormemente, le dichiarazioni dei manager di alcuni colossi finanziari americani che indicano nei “vincoli” imposti dalle Costituzioni democratiche dei paesi europei il principale ostacolo alla ripresa economica!

La subordinazione della Politica all’Economia, già pretesa dalle dottrine liberaliste del laissez-faire del XIX secolo, é tornata a mostrarsi in tutta la sua gravità ad iniziare dal crollo dell’Unione sovietica, con un accumulo dei sui devastanti effetti che si è sostanzialmente tradotto in una progressiva concentrazione della ricchezza a livello planetario, con disuguaglianze e ingiustizie che, oltre ad essere ingiustificate e ingiustificabili, stanno portato il mondo, ed ora la stessa Europa, alla barbarie.

La minaccia del taglio della liquidità alla Grecia dichiarata dalla BCE, con la conseguenza dell’estromissione del paese dalla moneta unica, mostra come le devastanti logiche liberiste siano entrate senza particolari pudori anche in Europa ed il fatto che una parte del debito greco sia detenuta dal FMI, cioè da una istituzione non europea, dimostra in modo inequivocabile la totale inconsistenza politica dell’attuale Unione. Fosse per Merkel e i sui ubbidienti vassalli Draghi e Junker, un paese membro dell’Unione sarebbe lasciato sbranare dalla speculazione finanziaria per un debito di poco superiore ai 300 miliardi di euro!

L’inconsistenza politica dell’Europa e la sua subordinazione agli interessi finanziari è prepotentemente messa in luce da un ulteriore dato di fatto: mentre oggi l’Europa, capeggiata dalla Germania, si rifiuta di affrontare l’inevitabile ristrutturazione del debito greco, la cui entità appare risibile, i suoi stati membri hanno sborsato nel 2008, senza nessun obbligo in tal senso, oltre 4500 miliardi di euro per salvare le banche private dagli enormi buchi di bilancio provocati delle spregiudicate operazioni speculative messe in atto dai loro manager con il solo intento di garantirsi enormi proventi personali.

In merito al debito greco vi è poi da far osservare come esso si sia formato tanto durate i governi socialdemocratici del Pasok quanto nel corso di quelli popolari di Nuova Democrazia con il beneplacito delle istituzioni comunitarie. Chi scassa i bilanci statali per fini corruttivi e di appropriazione personale ha il placet della U.E. mentre chi tenta di ristabilire un minimo di equità sociale affrontando l’inevitabile nodo del debito, viene attaccato ed isolato, messo sotto ricatto affamando il suo popolo!

Le uniche iniziative prodotte dalla crisi finanziaria internazionale in Europa sono il tentativo di armonizzazione del sistema finanziario e di quello bancario: sul piano politico solo enormi passi indietro con la decisa assunzione del della leadership continentale da parte della Germania e l’obbediente allineamento ai suoi diktat di tutti gli altri paesi, ad iniziare dai balbettanti Hollande e Renzi. Una situazione che non può non evocare preoccupanti déjà-vu.

È evidente che seguendo questa strada senza sbocco i problemi dell’Europa non potranno che ingigantirsi. È altrettanto evidente che, per dare un serio avvio al necessario processo di unificazione politica del continente, una sorta di nuova fondazione dell’Unione, serve il diffondersi di governi nazionali autenticamente democratici, come quello di Syriza in Grecia. In Spagna, il recente voto regionale e locale, grazie alla netta affermazione di Podemos, fa sperare in una possibile svolta. Segnali positivi giungono anche da Portogallo ed Irlanda.

L’Italia, invece, complice un ceto politico di sinistra completamente irresponsabile e la difficoltà della società civile di auto-rappresentarsi politicamente, sembra ancora ferma al palo!

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