La Buona Scuola e la svalutazione del lavoro femminile
presidente dell’associazione scosse.org
Ci sono tante Buone Scuole pubbliche e vivevano meglio prima che Renzi usasse questa locuzione per una riforma che tutto il corpo docente valuta negativamente, sia esso precario o di ruolo. Ci sono tante riforme, più o meno grandi, più o meno note, fatte direttamente dal governo centrale o a cascata dagli enti locali. Oggi, tornando su questo blog dopo un lungo periodo di pausa, voglio raccontarvi quella che stanno subendo le educatrici e le maestre di Roma Capitale.
L’Amministrazione comunale, applicando le linee guida sulla scuola del governo Renzi e sottostando ai dettami più generali dell’austerità, sta cercando di risparmiare risorse economiche da tutte le voci di spesa comunali, compresi i servizi scolastici per l’infanzia, che pure dovrebbero essere strategici per la ricrescita del paese, per garantire concretamente il lavoro delle donne madri e per il rispetto dei diritti dei cittadini più piccini e indifesi.
Dopo il varo di un nuovo contratto per le lavoratrici di asili nido e scuole dell’infanzia comunali (senza la firma delle parti sociali) e dopo la bocciatura di un referendum sul contratto decentrato e il salario accessorio da parte delle lavoratrici e dai lavoratori, è tornato in vigore il cosiddetto “atto unilaterale”, che equipara di fatto maestre e educatrici ai dipendenti comunali e aumenta le ore settimanali. Il calendario scolastico, che finora valeva anche per le lavoratrici, ora conta solo per le bambine e i bambini, e dunque molte insegnanti sono state obbligate a lavorare durante le vacanze di Pasqua, rimanendo “a disposizione” dei Municipi.
Se non vi è chiaro quanto sia privo di logica mandare un’educatrice a lavorare in Municipio, questo video prova a spiegarlo. Quale mansione dovrebbero svolgere in un ufficio pubblico le educatrici dei nidi e le maestre delle materne?
Contemporaneamente il Comune ha scelto di tagliare sulle supplenze in caso di assenza del personale, con il risultato che il rapporto tra educatrici e bambini presenti in classe è aumentato a dismisura. Ci sono stati casi in cui per 24 bambini erano presenti 2 educatrici, in barba alla regola che vorrebbe la presenza di una maestra ogni 6 bambini.
Ieri in Campidoglio c’e stata una nuova manifestazione da parte del personale dipendente ed è stata rinnovata la richiesta al sindaco di riaprire la trattativa per la riscrittura del contratto. Questa è la cronaca, che, a dire la verità, alcune pagine e gruppi su Facebook raccontano meglio della carta stampata. Ma oltre la cronaca c’è l’esperienza diretta.
Io non sono un’educatrice né una maestra né una mamma che frequenta le scuole, ma grazie al lavoro di formazione docenti e aggiornamento professionale che svolgo nelle scuole di Roma Capitale, ho conosciuto moltissime educatrici e maestre. Alcune sono più perspicaci e altre più lente, alcune più chiacchierone e altre più attente, alcune più aperte e altre più conservatrici, ma tutte hanno una passione incredibile per il proprio lavoro e cercano di farlo – al di là delle condizioni materiali e delle imposizioni dell’Amministrazione – con grande impegno, generosità e senso di responsabilità, ogni giorno. Loro sanno benissimo di avere un compito speciale: aiutare bambini e bambine a crescere e imparare.
L’errore più grande che la giunta del Comune di Roma sta facendo, ancora prima dell’aumento delle ore di lavoro, è di comportarsi in modo da offendere questa ricchezza, sottostimando la serietà, la professionalità e la dedizione di un settore lavorativo connotato principalmente al femminile.
In questo contesto e nel discorso pubblico, bistrattare i servizi educativi significa anche svalorizzare il lavoro femminile e depauperarlo. È questo un vizio antico degli uomini e oggi constatiamo che questo meccanismo è in atto, in modo implicito, nelle azioni di una giunta di centrosinistra che pure, sotto altri aspetti, è impegnata nel contrastare gli stereotipi di genere e nel promuovere le pari opportunità.
dall’Huffington Post del 10 aprile 2015
http://www.huffingtonpost.it/monica-pasquino/buona-scuola-svalutazione-lavoro-femminile_b_7036428.html