La “coalizione sociale”
Riflessioni di Gianni Marchetto – Marzo 2015
A proposito di coalizione sociale “Aprendo il nostro sindacato a rapporti di collaborazione, ed in alcuni casi anche di federazione, con le associazioni che partecipano da molto tempo a volte molto prima di noi a questa grande battaglia per i diritti in progresso: dalla associazioni femminili ai movimenti ecologisti, alle associazioni degli studenti e dei ricercatori, alle associazioni dei lavoratori immigrati, alle associazioni dei cittadini portatori di handicap, alle associazioni volontarie di utenti, prima di tutto nel campo della salute e della prevenzione. Questa collaborazione può e deve consentire…una partecipazione effettiva di queste associazioni alle decisioni del sindacato sulle questioni specifiche che le impegnano, sui diritti fondamentali che esse intendono promuovere. Per esempio attraverso la stipula di veri e propri patti e convenzioni fra la CGIL e le diverse associazioni, fissando i limiti ma anche i vincoli di questa collaborazione.” Bruno Trentin, dalla relazione alla Convenzione programmatica della CGIL sul sindacato dei diritti. Chianciano, aprile, 1989. L’indicazione di Maurizio Landini in merito alla “coalizione sociale” (e non a un partito) mi pare più che giusta, visto lo stato delle cose nel nostro paese. Epperò mi pare che parta col piede sbagliato. Accanto a questo (se vuole sul serio vincere) occorre una nuova proposta di UNITA’ DEL MONDO DEL LAVORO, passando ovviamente per un nuovo “compromesso” con gli altri sindacati (es. una parte dei RSU eletti su scheda bianca e una parte eletti su liste). In pratica Landini non vede la sua “coalizione sociale”: a partire dalle migliaia di RSU e RLS che hanno una expertise, un saper fare molto concreto, fatto di tutela dei lavoratori, di trattativa e accordi fatti (nel bene e nel male). Pare a me che anche noi (che ci siamo misurati nel fare i sindacalisti), abbiamo usato delle “facoltà cerebrali” dei Delegati, non già il milionesimo di N. Wiener che imputava ai padroni del vapore della sua epoca (era il 1949), ma un centesimo, questo sì. E pare a me che se non fa di questa battaglia (di RICONOSCIMENTO DELLA ESPERIENZA) rischia di non fare molta strada, visto poi la chiusura tutta burocratica dell’apparato della CGIL e del silenzio del rimanente delle categorie. Visto il peso della categoria dei metalmeccanici sia in termini di presenza nelle aziende, di accordi fatti, di gestione di questi, ma di più di RSU e RLS, insomma dovrebbe fare un lavoro di emersione di tutto questo ambaradan che ha sottomano, e sbatterlo sul piatto intanto alla CGIL, poi alle altre categorie (per dire loro di fare altrettanto: per avere una imitazione positiva), poi agli altri sindacati, e dire loro: “questa è intanto la mia ‘coalizione sociale’ che intendo mettere a disposizione di tutti coloro che vogliono intraprendere l’avventura assieme ai metalmeccanici”. In pratica un distillato di “esperienze esemplari” che parte dalla FIOM e cerca di contaminare (positivamente) anche gli altri. Ma tant’è, scriveva Ivar Oddone (già nel 1979): ….. Il primo problema da affrontare è relativo alla definizione di un «sistema informativo non grezzo». Qualunque Sistema Informativo preordinato, progettato come sistema coerente ai Servizi Sociali (NdR: del Sindacato, di un Partito), deve tenere conto dell’esistenza del «sistema informativo grezzo». Se non ne tiene conto non può realizzare né la partecipazione né tantomeno l’integrazione. Il secondo problema è quello che ci interessa più da vicino. È necessaria una ipotesi che individui in certi uomini una qualità di mediatori, di elementi nodali di questo sistema informativo grezzo, se si vuole affrontare il problema dei comportamenti degli uomini del territorio rispetto ai Bisogni/Problemi Sociali. Noi proponiamo di definire questi soggetti: ESPERTI GREZZI “Non si tratta di un obbediente cretino matematico o di una intelligenza artificiale, similitudini usate per indicare la più sofisticata delle macchine, cioè il calcolatore, ma di qualcosa che appartiene al mondo dell’ovvio e che non è né obbediente, né cretino né si può definire dal punto di vista matematico, non è artificiale e soprattutto non è controllabile come il calcolatore. Dobbiamo a Whitehead l’affermazione che occorre una mente straordinaria per studiare l’ovvio e, aggiunge Ittelson (1973), «non c’è nulla di più evidente dell’ambiente e, salvo rare eccezioni, non sono mai esistiti psicologi con menti abbastanza fuori dal comune da intraprenderne lo studio». OVVIAMENTE SI RIFERISCE AGLI “ESPERTI GREZZI” presenti in ogni territorio (e in ogni azienda) che sono questi, provvisti di una capacità di “problem solving” alla pari degli “esperti tecnici” (tra i quali anche i “politici e i sindacalisti”). Io sono stato sconfitto allora. Il sottoscritto (con altri) ci sta riprovando, con umiltà, pazienza. Problema è che mi ritrovo con 73 anni! Però sono convinto di non essere un ferrovecchio. A giorni faremo avere i prodotti di questa impresa: il rifacimento del Piano Regolatore Sociale del Comune di Venaria Reale, corredato di una “Piattaforma Sociale”. Sono convinto che il metodo per costruire una vera “coalizione sociale partecipata” sia quello che deriva dall’impostazione di questo modello. Modello che pare a noi sia quanto mai moderno nei contenuti e nel linguaggio. Ci vuole tempo, modestia nel rapportarsi con le persone, abbandonando per strada ogni velleitarismo tardo-leninista: “il, vedi come ti educo il pupo”. Questo non significa ovviamente fare solo da spugna rispetto a queste persone, ma misurarsi a partire da quello che loro sanno fare, frutto di esperienza fatta sul campo e da mo’… le teste dei quali non sono vasche vuote in attesa di essere riempite dal verbo dei sapienti (sindacalisti e politici). Magari sono anche piene di cazzate, comunque sono sempre piene e bisogna saper misurarsi con “un corpo a corpo” molto sostenuto.