“Scalamercalli”, piace ai telespettatori, non a certi giornali. Perché tanti attacchi?

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di Sergio Ferraris *

da La Stampa del 17 marzo 2015

La critica televisiva vorrebbe il naufragio di “Scalamercalli”, ma il vero obiettivo è, forse, l’informazione ambientale. Un intervento di FIMA, l’associazione dei media del settore.

L’ambiente sbarca in prima serata e c’è chi vorrebbe fosse il Titanic: destinato al naufragio. Che le tematiche ambientali nel 2015 fossero un discreto tabù è un fatto assodato, figuriamoci poi quelle che escono dallo schema “ambiente uguale animali e paesaggi”. E mai e poi mai se hanno, addirittura, l’ambizione di andare in prima serata, su una rete nazionale e magari con argomenti “scomodi” quali i cambiamenti climatici. E infatti, una parte della critica televisiva – nello specifico Aldo Grasso sul Corriere della Sera di lunedì, e altri – , non ha preso bene l’approdo il sabato sera di Scalamercalli su Rai Tre che ha finalmente sdoganato l’informazione ambientale da quella sorta di “riserva indiana” televisiva, fatta di fasce orarie e audience storiche. Si tratta di reazioni prevedibili che però fanno pensare. Già, perchè la trasmissione di Luca Mercalli ha l’indubbio pregio di parlare di cose che accadono, positive o negative che siano. Certo è difficile trovare qualcosa di positivo nei cambiamenti climatici, quando le ricercatrici di Stanford ricalcolano i danni sociali della CO2 da 73 a 220 dollari a tonnellata affermando che i danni si misureranno sul lungo periodo, oppure quando capita che gli scienziati “allarmisti” in fatto di cambiamenti climatici, nell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sul Clima siano il 99,8658%. Ossia solo uno su 745 è in disaccordo sul tono “catastrofico” dell’ultimo rapporto dell’Ipcc sui cambiamenti climatici. Eppure il conduttore della trasmissione ce l’ha messa tutta per evitare di deprimerci il sabato sera con le catastrofi presenti e future. Ci ha raccontato del quartiere londinese di Brixton dove si unisce l’ecologia con la lotta alla povertà, ci ha portati all’isola di Samsø, in Danimarca, dove gli abitanti hanno finanziato personalmente la fase di start up delle pale eoliche, con 15mila euro a famiglia e fanno quadrare i conti economici e ambientali del proprio riscaldamento, con fonti rinnovabili, – in un clima che d’inverno non è uno scherzo. Per convincerci a vedere il quartiere sostenibile di Stoccolma, Luca Mercalli, ha utilizzato un volto noto, e non per l’ecologia, come quello di Filippa Lagerback. Ma di tutto ciò nelle critiche dei critici, non c’è traccia. Si sancisce una “nostalgia” per il “rassicurante” Piero Angela – aggettivo che forse lo stesso Angela non gradirebbe – e ce la si prende con il tono da “professorino” e da “gufo” con il cravattino. Insomma Grasso se la prende con gli aspetti negativi legati ai cambiamenti climatici bollandone l’informazione come “ideologia”, affrontata, secondo lui, con uno stile “da profeta di sventure”. E qui chiude il discorso. Sta di fatto che quelle sventure incombono e lo confermano, sia i fenomeni meteorologici estremi cui abbiamo assistito, anche in Italia durante gli ultimi anni, sia un patrimonio scientifico senza pari nella storia dell’umanità. Disponiamo di reti di monitoraggio ambientale, che vanno dalle stazioni a terra ai satelliti e i miliardi di dati che producono possiamo trattarli con gli elaboratori più potenti del Pianeta – il volume d’elaborazione dei dati ambientali e meteorologici è secondo solo a quelli militari – e le comunità scientifiche possono lavorare a distanza e in tempo reale. Insomma sui dati scientifici e sul lavoro degli scienziati abbiamo un’innovazione mai vista nella storia dell’umanità. Ebbene se il 99,8658% della comunità scientifica mondiale, lavorando così, osserva l’approssimarsi di catastrofi ambientali, cosa dovrebbe fare Luca Mercalli di diverso se non indicarci i problemi e le possibili soluzioni? Se poi il problema sono gli ascolti in prima serata lo si dica senza troppi giri di parole. A noi un milione di cittadini che ogni sabato sera s’informano sull’ambiente non sembrano proprio pochi.

* direttore QualEnergia, responsabile per il giornalismo scientifico della Federazione Italiana Media Ambientali (FIMA)

http://www.lastampa.it/2015/03/17/scienza/ambiente/il-caso/scalamercalli-piace-ai-telespettatori-non-a-certi-giornali-perch-tanti-attacchi-sRJVG0ntvmK640Fx6rswVO/pagina.html

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