Manifesto aperto
Manifesto PRIMALEPERSONE
Vogliamo realizzare un sogno: costruire insieme il soggetto politico che in Italia non c’è, di cui abbiamo bisogno come il pane, ma che non siamo stati ancora capaci di realizzare.
Vogliamo anche noi promuovere quella “coalizione sociale” che catalizzi dal basso le tante energie positive e attive nel Paese; che ci ridia speranza e passione; che metta in rete le esperienze dei movimenti, dei comitati, delle associazioni, le iniziative di lotta sui territori e di cittadinanza attiva.
Che costruisca, anziché limitarsi a promettere; che risponda ai bisogni e agli interessi di tutti coloro che si vedono calpestati; e anche di coloro che non credono più che la politica possa migliorare il mondo e la loro condizione, perché ne vedono solo la degenerazione quotidiana e quindi hanno scelto di non votare più.
PRIMALEPERSONE, ”è ora il tempo di osare”, nasce all’interno de L’Altra Europa con Tsipras, richiamandosi all’appello di alcune personalità guidate da barbara Spinelli, in cui si dichiarava la volontà di dar vita a una lista per le elezioni europee che partisse“da movimenti e personalità della società civile, autonoma dagli apparati partitici” e che potesse divenire “una risposta radicale alla debolezza italiana”.
Con la candidatura di Alexis Tsipras alla Presidenza della Commissione Europea era stato fin da allora individuato nella Grecia il punto di contrasto frontale nei confronti delle politiche di austerità promosse dall’Unione Europea.
Uno straordinario processo partecipativo, avviato in tutti i territori, aveva poi permesso l’elezione di tre eurodeputati. Quel processo ha avuto fin dall’inizio l’obiettivo di contrastare le politiche delle “Grandi intese” (tra partiti di centro e partiti socialisti) e i tanti populismi, da quello grillino, privo di una visione politica chiara (che lo ha visto perdere consensi e confluire con la destra di Farage), a quello di Salvini che prende a modello Marine Le Pen ed è basato sul razzismo e sul progetto demagogico dell’uscita dall’Euro, ma che sta purtroppo allargandosi anche con l’apporto di formazioni fasciste, proprio a causa del vuoto politico che gli viene lasciato in Italia.
Un vuoto creato dalla mancanza di una svolta politica radicale. Le piccole formazioni della cosiddetta sinistra radicale italiana sono logorate da continue divisioni e dalle loro frequenti alleanze con il PD; ma, soprattutto, non sono state capaci di fare quel “passo indietro” necessario per permettere agli esponenti della cosiddetta società civile, dei movimenti, dei cittadini impegnati a vario titolo nelle lotte sociali, ambientali e democratiche presenti nelle liste de L’Altra Europa di rappresentare in modo più chiaro un progetto politico radicalmente alternativo alle larghe intese italiane ed europee.
Quel progetto era chiaramente indicato, nel programma di Tsipras e de L’Altra Europa, da tre priorità e dieci punti. In sintesi, lotta contro l’austerità imposta con il ricatto del debito; conversione ecologica dell’apparato produttivo anche per creare un’occupazione nuova e sana; inclusione dei migranti e di tutte le minoranze nel pieno rispetto dei diritti civili e sociali di tutti. Quest’ultimo punto sarà sempre più importante in un’Europa ormai circondata da guerre e da profughi che cercano nei nostri paesi una via di salvezza. Dobbiamo accogliere coloro che fuggono da guerre, persecuzioni e miseria anche perché è su di loro che possiamo contare per promuovere una politica che faccia cessare il massacro nel Mediterraneo.
Lavoriamo insieme a un’organizzazione politica inedita e aperta, con forme sia di rappresentanza che di democrazia partecipata e di democrazia diretta, per incidere realmente sulla vita sociale e contrastare il potere dell’alta finanza, sorretto dalle “larghe intese”; e per combattere le politiche gregarie, arroganti e patriarcali di governi nazionali e locali compromessi con la corruzione endemica e con le organizzazioni criminali.
Vogliamo coinvolgere coloro che sono rimasti finora ai margini del nostro percorso, perché non si fidano dei primi e faticosi passi fatti con le elezioni europee; e vogliamo recuperare anche un rapporto con coloro che dopo un primo avvicinamento si sono allontanati.
Non tolleriamo più un potere e un sistema politico che stanno impoverendoci a vantaggio di pochi privilegiati insaziabili che negano il futuro ai giovani e che tolgono libertà alle donne mentre le strumentalizzano politicamente e usano il loro lavoro di cura in famiglia e nella società per svuotare lo stato sociale e i servizi.
Vogliamo una svolta radicale, contro ogni forma di ineguaglianza, razzismo, fascismo, corruzione, vilipendio dei diritti umani, contro le lobby del cemento, delle grandi opere inutili e del potere finanziario, per la difesa e l’ampliamento dell’occupazione, per la salvaguardia e la messa in sicurezza del territorio, per la casa, per la scuola, per la ricerca, per un cibo sano, per il diritto alla salute, per trasporti eco-sostenibili e il diritto alla mobilità per tutti.
Vogliamo un reddito minimo garantito insieme al rispetto dei diritti di tutti.
Di fronte al disastro sociale e ambientale a cui assistiamo quotidianamente, vogliamo promuovere la conversione ecologica dell’economia e della politica, fermare inquinamenti e avvelenamenti come quelli dell’Ilva, della terra dei fuochi, dei mari e delle falde acquifere, dell’amianto che uccide ancora migliaia di lavoratori e di cittadini e che viene fatto respirare agli studenti in scuole dove crollano i soffitti.
Vogliamo che vengano investite risorse nella manutenzione del territorio e degli edifici, nelle tante piccole opere che possono rinnovare e rilanciare anche l’attività produttiva e l’occupazione. Vogliamo fermare la cementificazione che trascina sempre con sé la corruzione. Vogliamo salvaguardare le nostre bellezze naturali e culturali, la sicurezza del nostro territorio e la qualità della vita di tutti gli esseri viventi.
Abbiamo una grande responsabilità. Farci promotori in tutti i territori, in tutte le città, in tutto il paese di una mobilitazione che scongiuri l’attuale scippo della Costituzione spacciato per modernizzazione. Obiettivi e valori in cui crediamo ci pongono chiaramente al di fuori, contro e in alternativa alle “larghe intese” italiane e europee e alla forze che le sostengono. E’ quindi ovvio che con quelle forze che stanno portando avanti le politiche liberiste di saccheggio del territorio e di privatizzazione dei beni comuni e che stanno smantellando la nostra Costituzione non ci sono accordi possibili, a partire dalle prossime elezioni regionali. Non vogliamo più tollerare alcuna ambiguità e compromissione con chi prende provvedimenti legislativi e amministrativi contrari alla trasparenza e alla partecipazione. Non ci basiamo su princìpi astratti o su ideologie; vogliamo far emergere idee e buone pratiche dalle lotta reali in corso, sapendo che una vera democrazia partecipativa è orizzontale e inclusiva; e che sui territori come in rete possiamo sperimentare nuove forme di aggregazione e di processi decisionali condivisi. C’è bisogno che tante e tanti credano ancora che tutto ciò “si può fare”.
Questo manifesto, che oggi lanciamo nella forma più aperta, sarà emendabile e integrabile utilizzando gli incontri che proporremo, a partire da un’assemblea il e 29 marzo a Roma, ma anche utilizzando tutti i siti, i forum e gli strumenti informatici di co-decisione come liquidfeedback e wiki. Costruiamo insieme il nostro futuro.
Il manifesto e’ condivisibile, tranne che su due punti: NON SI DICE A CHIARE LETTERE CHE IL PROBLEMA DEI PROBLEMI E’ L’EURO, CHE NON E’ UNA MONETA, MA UN PROGETTO POLITICO ORMAI BEN IDENTIFICATO E STUDIATO ( PER CHI NON HA PARAOCCHI IDEOLOGICI) E PERCIO’ L’OBIETTIVO PRINCIPALE E’ CHE SI DEBBA USCIRE DA QUESTA GABBIA MORTALE.
IN SECONDO LUOGO, NESSUN PROGETTO PUO’ ESISTERE CON DENTRO GLI SCARTI DELLA SINISTRA: VANDOLA, FERRERO E SOCI,VERI DISTRUTTORI DI TANTE SPERANZE, CHE, SE FOSSERO INTELLETTUALMENTE ONESTI, DOVREBBERO RITIRARSI IN CAMPAGNA ( AH, LE PREZIOSE MANI RUBATE ALLA VANGA !!)
Se l’Euro non è una moneta ma un progetto politico, il problema è il progetto politico. Che si esprima in euro, dollari o yuan non cambia. Quindi il problema non è “l’euro”.
Prendo nota che il messaggio “non con i partiti” non è arrivato.